Le cause del collasso del fiume Secchia oggetto di studio di ricercatori Unimore. I risultati pubblicati su Water Resources Research

Riportiamo questa la notizia, veramente interessante, diffusa dall’ufficio stampa Università di Modena e Reggio Emilia che fa chiarezza sulle cause di collasso dell’argine del fiume Secchia che causò la drammatica, disastrosa e ben nota alluvione del 18-19 gennaio 2014; cause che, ndr, sono cosa bene diversa dalla “colpa”, come qualche quotidiano o TV ha riportato.

 

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Modena – San Matteo, la rottura dell’argine destro del Secchia (foto Roberto Ferrari, Protezione Civile Modena – Aeroclub Marzaglia).

È stato pubblicato, sull’autorevole rivista scientifica Water Resources Research (Impact Factor 3.549, Journal Rank #3/83 in the subject category water resources, 2014 Journal Citation Reports) lo studio intitolato “Evidence of an emerging levee failure mechanism causing disastrous floods in Italy” che analizza le ragioni che hanno portato al collasso dell’argine del fiume Secchia con la conseguente alluvione di una parte del territorio modenese nel gennaio 2014. Autori dello studio sono il prof. Stefano Orlandini, il dott. Giovanni Moretti del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” – DIEF di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ed il prof. John Albertson della Cornell University dello Stato di New York (USA), collaboratore abituale nel gruppo di ricerca di idrologia e costruzioni Idrauliche di Unimore (www.idrologia.unimore.it). “La Commissione – ha spiegato il prof. Stefano Orlandini di Unimore – voluta dal Presidente della Regione Emilia Romagna aveva concluso, nell’estate 2014, che il collasso dell’argine del Secchia era stato causato dall’azione di animali selvatici quali l’istrice, il tasso e la volpe rossa. Questi animali, in un contesto di rapido cambiamento dell’uso del suolo e del clima, stanno migrando dalle aree appenniniche verso i territori della pianura padana trovando nei rilevati arginali i luoghi ideali ove scavare le loro tane. Lo studio dimostra come gli effetti della loro attività possano essere disastrosi. Il titolo del nostro lavoro esprime chiaramente come l’attenzione debba essere riposta con urgenza su un problema emergente che ha verosimilmente causato altre alluvioni in Italia. Ridurre il collasso dell’argine del Secchia a un mero problema di manutenzione, com’è stato fatto in diverse sedi, costituisce una visione scientificamente limitata e tecnicamente non esauriente“. Lo studio pubblicato riconosce l’utilità di applicare metodi d’indagine geofisica per valutare lo stato degli argini e l’efficacia degli interventi di riparazione, ma illustra, soprattutto, attraverso la ricostruzione dei casi osservati sui fiumi Secchia e Panaro, come sia necessario e urgente avviare studi di carattere multidisciplinare, mirati a individuare le corrette pratiche di gestione della fauna selvatica e della sua interazione con le opere idrauliche di difesa. “Il lavoro condotto – ha continuato il prof. Stefano Orlandini di Unimore – rappresenta, peraltro, un valido esempio d’integrazione tra ricerca, didattica e terza missione per l’applicazione diretta delle conoscenze scientifiche alla soluzione di problemi con forte impatto economico e sociale. Infatti, in un mondo che cambia rapidamente, si evolvono anche i problemi e i metodi necessari per fornire le migliori soluzioni. Su tale principio è sempre stata impostata l’offerta formativa dei corsi di studio in Ingegneria Civile e Ambientale offerti dal Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”- DIEF“. “Al termine dell’opera svolta nel primo semestre del 2014 all’interno della Commissione regionale – ha concluso il prof. Stefano Orlandini – abbiamo sentito il bisogno di estendere le analisi e di confrontarci con la comunità scientifica internazionale sulla rilevanza del problema emerso e sui metodi utilizzati“. L’eco di questa ricerca ha fatto sì che al prof. Stefano Orlandini sia stato rivolto l’invito a presentare il suo lavoro (disponibile in formato open access alla pagina web: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2015WR017426/full) il prossimo 16 dicembre 2015 a San Francisco, in occasione dell’American Geophysical Union Fall Meeting 2015.

Fonte: Ufficio stampa UNIMORE

Per approfondimenti:

riguardo gli aspetti meteo;

infine, per ulteriore approfondimento e documentazione, è disponibile il podcast dell’intervento del prof.Stefano Orlandini al convegno “Meteorologia e sicurezza del territorio” che si è svolto lo scorso 28 settembre al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia