Quello che sarebbe stato il bilancio climatico dell’estate 2015 era facilmente prevedibile già nel corso della stagione, ed alla chiusura del caldissimo trimestre giugno-agosto non ci sono state sorprese, confermando come nel contesto climatico attuale l’estate 2014, che non era stata fresca, bensì con valori di temperatura media allineati alla norma, fosse stata una eccezione.

Ed ecco che nel 2015 si sono riproposte condizioni termiche sostanzialmente affini a quelle delle terribili stagioni del 2003 e del 2012.
In poche parole l’estate 2015 rappresenta una “sorella”, nemmeno tanto minore, di quelle del 2003 e del 2012, allorquando vennero polverizzati tutti i record a livello di temperature medie e relative anomalie sulla totalità del territorio regionale.

All’epoca (2003) il tempo di ritorno attribuibile ed un simile evento, stimato in base ai dati climatologici di lungo periodo, fu di circa 10.000 anni (avete letto bene, Schär et al., 2004), ed invece dopo rispettivamente appena 9 anni (2012) e 12 anni (2015) si è ripresentato uno scenario simile, sebbene con alcune caratteristiche divergenti, sia per magnitudine che per distribuzione ed estensione territoriale delle anomalie.

Nel 2003 infatti elevatissime anomalie termiche positive si ebbero praticamente su tutto il continente europeo, mentre nel 2012 esse impegnarono in primo luogo i paesi mediterranei e l’Europa orientale, laddove le anomalie termiche positive furono ancora più pronunciate rispetto a quanto verificatosi alle nostre latitudini.
Nell’estate 2015 si è tornati ad una distribuzione delle anomalie termiche positive assai simile a quanto occorso nel 2003, sebbene le stesse anomalie siano risultate di un ordine di grandezza leggermente inferiore.

Peraltro l’aumento della frequenza di estati simili al 2003 o al 2012 (ma non solo, dobbiamo annoverare nella serie di estati molto più calde rispetto alle medie climatiche di riferimento anche quelle del 2007-2008-2009-2011 e 2013) è uno dei segnali più forti ipotizzati dagli scenari di modificazione climatica, che non a caso indicano l’area mediterranea come una delle più sensibili, particolarmente proprio nel trimestre estivo, caratteristica confermata dai dati.

Dunque, la notevole impennata delle temperature medie estive nel corso dell’ultimo ventennio, è uno dei segnali climatici più forti che riguardano la nostra regione, ma non solo.

Alcuni dati sulla caldissima estate 2015: l’anomalia termica positiva sulla temperatura media estiva (periodo di riferimento 1971-2000) in Italia è risultata di ben 2.3°C (terzo valore assoluto dal 1800), ed il dato del comparto romagnolo è praticamente coincidente: +2,2°C, ovvero la terza estate più calda dal 1900, come si può notare dalle figure sottostanti.

 

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Anomalia di temperatura in °C estate 2015 in Italia. Fonte: CNR-ISAC

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Anomalia estiva di temperatura media in °C in Romagna dal 1900. Fonte: P. Randi e R. Ghiselli su dati di 20 stazioni annali idrologiici/Arpa-SIMC

Il grafico sopra mostra le anomalie termiche di temperatura media in Romagna (su un campione di 20 stazioni rappresentative delle varie zone climatiche) dal 1900 rispetto alla media climatologica del trentennio 1971-2000. Le annate delimitate da un cerchio color rosso coincidono con le estati 2003 (la più calda); 2012 (la seconda più calda) e 2015 (la terza più calda), ovvero tre stagioni “fuori scala”, vale a dire con anomalie termiche sensibilmente superiori ad altre stagioni che, prima del nuovo millennio, erano già state classificate come caldissime (1950-1952-1994-1998).

Il verificarsi di una simile particolarità climatologica non trova precedenti nelle serie storiche di osservazioni, ed è da considerarsi del tutto eccezionale. Inoltre si nota come l’ultima estate “fresca” (ma con anomalia termica negativa di appena 0.2°C) risale all’oramai lontano 2005, mentre per trovare una stagione un anomalie negative un poco più consistenti occorre tornare all’oramai lontano 1995,

Le anomalie termiche maggiori riguardano chiaramente il mese di luglio con valore medio di +3,7°C, seguito da giugno con valore di +1,7°C. Luglio peraltro, a livello di temperatura media, supera agosto 2003 (fino ad ora il mese più caldo della serie storica regionale), piazzandosi come mese più caldo in assoluto dal 1900 (alcune stazioni, tra le quali Faenza Torricelli e Forlì urbana con temperatura media mensile superiore a 28°C).

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Anomalia di temperatura massima in °C in Europa nel luglio 2015. Fonte: www.wetteronline.de

Nella figura sopra sono riportate le anomalie di temperatura massima in Europa per il mese di luglio 2015 rispetto alla media climatologica 1971-2000, e si nota come gran parte del continente, con particolare riferimento al bacino del Mediterraneo, Spagna, Francia, Germania e Balcani, abbia registrato valori di anomalia anche superiori a 4°C, specie a nord dell’arco alpino.

I valori massimi assoluti sono stati toccati, sfiorando talora i 40°C, tra il 4 e l’8 luglio, tra il 16 ed il 29 luglio, tra il 4 ed il 14 agosto, e tra il 28 ed il 31 agosto, in corrispondenza delle ondate di caldo africano più intense (su ben 6 dell’intera estate 2015).

Da segnalare anche le altissime temperature minime del mese di luglio, in particolare tra i giorni 18 e 27, allorquando, a più riprese, sono state registrati, nelle aree urbane, valori superiori a 25°C.

Un altro interessante indicatore climatico, in merito ai periodi caratterizzati da forti ondate di calore, è rappresentato dal numero di giorni con temperatura massima uguale o superiore a 35°C. Ebbene, nell’estate 2015 tale numero oscilla tra i 24 e 26 giorni su lughese-faentino contro una norma climatologica (1971-2000) di 5 giorni e quindi con valore quintuplicato; tra 18 e 20 giorni su forlivese-cesenate (valore climatologico di 4 giorni), per finire a 6-9 giorni su fascia costiera (valore climatologico 1-2) con massimi su ravennate.

Del resto il grafico seguente, riferito al suddetto indicatore, è altamente emblematico:

 

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Trend decennale del numero medio di giorni estivi con Tmax>35°C su comparto lughese. Fonte: P. Randi su dati annali idrologici e stazioni Arpa-SIMC

Sebbene il grafico sia indicativo del comparto lughese e faentino, ovvero l’area di pianura interna notoriamente più sensibile al raggiungimento di elevate temperature massime nella stagione estiva, è estremamente rilevante l’aspetto legato all’andamento di questo indicatore, con una paurosa escalation a partire dal nuovo millennio.

Infatti, mentre fino al decennio 1991-2000 il numero medio di giorni con Tmax>35°C oscillava tra un minimo di 0.9 giorni (1971-1980) ed un massimo di 6 giorni (1991-2000), nel decennio 2001-2010 tale parametro è quasi raddoppiato (passando da 6 giorni a circa 10.5), mentre nel quinquennio 2011-2015 è quasi raddoppiato il già altissimo valore medio del decennio 2001-2010, passando a ben 19 giorni.

In pratica nelle estati attuali occorre mediamente circa il quadruplo di giorni con temperature massime superiori a 35°C rispetto al secolo scorso. Chiaramente occorre precisare che, in riferimento al periodo più recente, si è analizzato un quinquennio e non un decennio, ma date le prospettive poco incoraggianti circa il trend termico delle future estati, potrebbe anche essere ben rappresentativo del decennio che si chiuderà nel 2020. Occorre precisare inoltre che dal computo dei dati sono state escluse stazioni la cui ubicazione abbia subito processi di urbanizzazione (a scanso di equivoci in merito alle cosiddette “isole di calore urbano”, che per inciso rappresentano una forzante climatica del tutto trascurabile a livello planetario, essendo peraltro sempre scartate nei set di dati per analisi climatologiche).

A livello di precipitazioni i dati dell’estate 2015 mostrano una anomalia pluviometrica percentuale negativa, rispetto alla climatologia di periodo trentennale (1971-2000), di ben il 40%, con picchi fino al 60% su lughese e cesenate, mentre accumuli stagionali non lontani dalla norma si sono osservati solo sulla fascia costiera (ravennate-riminese), laddove è occorso un maggior numero di temporali nei mesi di giugno ed agosto.

Il maggiore contributo alla determinazione delle suddette anomalie negative è stato fornito dal mese di luglio che presenta anomalie medie negative prossime o uguali al 100%, vale a dire con totale o quasi assenza di precipitazioni, mentre giugno ed agosto hanno registrato anomalie percentuali negative rispettivamente del 18.4% e del 6%.

 

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Anomalia % di precipitazione estate 2015 in Romagna. Fonte: P. Randi su dati stazioni Arpa-SIMC e ASMER

Sotto questo particolare aspetto l’estate 2015 risulta, benchè poco piovosa, con piovosità superiore a quella del 2003 e soprattutto del 2012; quest’ultima risulta infatti la più secca dal 1900.

Di notevole rilievo i fatto che dal 2000 in regione la piovosità estiva sia diminuita di circa il 30% nonostante le piovose estati 2002, 2005 e 2014, ma con diverse annate estremamente secche ( 2001-2003-2004-2007-2008-2009-2011-2012-2013 ed appunto 2015), come evidenziato dal grafico seguente:

 

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Anomalia percentuale di precipitazione estiva dal 1950 in Romagna. Fonte: P. Randi su dati annali idrologici e stazioni Arpa-SIMC

Scarsa l’attività temporalesca, (a conferma di un trend indirizzato verso un drastico calo delle precipitazioni estive) con gli unici episodi degni di nota occorsi nella seconda e terza decade di giugno e nella seconda decade di agosto.
Inoltre, per ben 33 giorni (dal 28 giugno al 30 luglio), non si sono verificate precipitazioni degne di nota, quantomeno sul comparto pianeggiante e costiero.

In conclusione: estate molto calda, dietro, dal 1900, solo a quelle del 2003 e del 2012 (rispetto a quest’ultima solo mezzo grado in meno) e poco piovosa con picchi di anomalia pluviometrica negativa localmente superiori al 60%.

P. Randi