Nubifragi, esondazioni, gravi danni alle colture: il durissimo maggio 1939

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Fu un maggio per molti aspetti durissimo quello del 1939, da molti ricordato come “il maggio della grande alluvione“.
Un mese che lasciò pesanti segni su tutto il territorio, con straripamenti di fiumi e canali, danni ingenti alle colture e gravi difficoltà per la popolazione; il tutto causato da una piovosità intensa e continua, sovente a carattere temporalesco, e con temperature medie costantemente inferiori alla norma.

Le precipitazioni più copiose si ebbero dal 20 al 31 Maggio, con piogge abbondanti a carattere di rovescio temporalesco nei giorni 21, 28, 29. Durante il pomeriggio del 28 si ebbero temporali violenti su buona parte del territorio, mentre nel periodo 29-30 Maggio le piogge si manifestarono moderate-continue ma alternate a forti rovesci.

L’intero territorio romagnolo fu sconvolto, a partire dal giorno 29, da piene impetuose, straripamenti e rotture di argini di molti corsi d’acqua, specialmente nel forlivese; tuttavia anche nel ravennate non mancarono gravi disagi.
In particolare per la rottura del fiume Lamone nella notte tra il 29 ed il 30.
In molte aree territoriali le campagne rimasero sommerse dalle acque per oltre 15 giorni, con la totale perdita delle produzioni agricole e ingenti perdite di capi di bestiame per annegamento. La praticabilità di strade e sentieri fu compromessa per lungo tempo.

Una nota storica del sig. Santoni (allora osservatore UCEA) in merito alla notte più difficile per l’abitato di Alfonsine (RA), cioè quella tra il 30 ed il 31 Maggio quando il fiume Senio fece temere il peggio, è riportata nel fascicolo UCEA dell’epoca che conservo in archivio.
Scrisse il Santoni: “La notte dal 30 al 31 Maggio abbiamo la massima piena del Senio. La popolazione terrorizzata per la minaccia di rottura dell’argine attende il disastro che incombe e che sembra imminente. A mezzanotte si verifica il grande miracolo: la piena comincia a decrescere! Alle 8:00 del mattino l’abbassamento del livello delle acque segna 40 cm. La popolazione che ha vegliato tutta notte comincia a rasserenarsi nell’animo, pure addolorata dalle gravi sventure causate dalla rottura del Lamone. I danni prodotti dalle acque sono immensi in tutta la Romagna. Alfonsine, uscita fuori dal pelago alla riva, si volge all’acqua perigliosa e grata”.

Il mese di maggio si concluse con un accumulo mensile di oltre 400 mm a Pietramaia, Casaglia, San Cassiano, Modigliana, Pian di Bocci, San Benedetto in Alpe, Bocconi, Fiumicello e Santa Sofia, addirittura 531 mm a Campigna!! Pensate che al giorno d’oggi c’è chi si lamenta se cadono 10 mm e rovinano una giornata… pensate il maggio del 1939!!

Ringraziamo Pierluigi Randi per il ricordo dell’evento.