appennino-tosco-emiliano Terremoto a Bologna, intervista all’INGV: cause e previsioni?
Romano Camassi, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sezione di Bologna, ha rilasciato una intervista sul quotidiano Bolognatoday decisamente interessante. Ne riportiamo qui alcuni passaggi, l’intervista completa la trovate però QUI

Terremoto a Bologna, intervista all’INGV: cause e previsioni?

Esiste, come molti sospettano, una correlazione fra il grande caldo di questi giorni e i fenomeni sismici che hanno interessato la nostra zona?

Non esiste alcuna correlazione fra terremoti e il tempo atmosferico. Questa convinzione, ovvero il fatto che esista un “tempo da terremoto”, è persistente nei secoli e penso che non si tratti di altro se non una reminiscenza della concezione aristotelica del terremoto, che lo attribuiva all’improvvisa fuoruscita di vapori caldi sotterranei.

Terremoto a Bologna, intervista all’INGV: cause e previsioni?

La zona del Bolognese in che situazione è?

I terremoti degli ultimi mesi hanno interessato alcuni settori dell’Appennino bolognese, del modenese e del pistoiese, zone che hanno una sismicità relativamente frequente nel tempo; anche il settore bolognese ha avuto diversi terremoti negli ultimi decenni, relativamente piccoli, anche se alcuni episodi hanno provocato leggeri danni. Ci sono zone più pericolose, come per esempio la Garfagnana e l’area del Mugello, l’Alto Appennino Forlivese e il Faentino, ma anche la costa Riminese. Le aree dell’Appennino bolognese interessate dai terremoti di questi mesi non hanno precedenti nel passato particolarmente gravi e come si evolveranno nessuno è in grado di dirlo.

Le trivellazioni (che sono riprese dopo uno stop) possono essere in qualche modo collegate agli ultimi eventi sismici?

I settori dell’Appennino di cui stiamo parlando sono molto lontani dalle aree nelle quali è intensa l’attività di esplorazione ed estrazione di idrocarburi. Ormai è riconosciuto a livello mondiale che le attività di estrazione o di iniezione (e altre attività antropiche) possano provocare o innescare piccoli terremoti, un tema di ricerca sul quale stanno lavorando in tanti in Italia. Ma le energie in gioco sono molto diverse da quelle ‘naturali’ che provocano terremoti distruttivi. I terremoti indotti, peraltro, interessano aree strettamente prossime a quelle dove si sta trivellando e quel tipo di sismicità è ben distinguibile da quello naturale. Escludiamo anche in questo caso una correlazione dunque.