Nella mattinata e fino alle prime ore del pomeriggio del 21 settembre 2016 una severa fase temporalesca ha imperversato con particolare intensità in alcune aree della Romagna settentrionale, con particolare riferimento al comparto lughese e ravennate, laddove localmente si sono registrati accumuli di pioggia superiori ai 100 mm ed in qualche caso episodi di grandine (Glorie di Bagnacavallo, Villanova di Bagnacavallo) con chicchi non di particolari dimensioni ma assai fitti con vistoso deposito al suolo.
Particolare della grandinata del 21/9 a Villanova di Bagnacavallo. Fonte: pagina facebook emilia-romagna meteo
Gli intensi fenomeni osservati sono stati provocati da una linea temporalesca multicellulare, ovvero composta da numerose celle convettive in diversi stadi evolutivi, che si è propagata molto lentamente da nord-ovest a sud-est, attenuandosi solo nel corso del pomeriggio.
Alcuni dati rilevati dalle stazioni sparse sul territorio indicano quantitativi di pioggia assai vicini ai massimi assoluti di precipitazione nell’arco delle tre ore mai registrati, all’origine di tracimazioni di fossi e canali di scolo ed allagamenti di vaste zone rurali, anche se l’area interessata dai fenomeni più intensi appare abbastanza circoscritta, comprendendo un’area compresa tra i comuni di Lugo (parte nord e nord-est); Bagnacavallo (parte nord ed est); Alfonsine (parte sud ed ovest), e Fusignano (buona parte del comprensorio). Una seconda zona nella quale i fenomeni sono risultati assai severi riguarda l’area settentrionale del comprensorio territoriale di Ravenna.
I dati rilevati dalle stazioni sparse sul territorio indicano valori di assoluto rilievo, come i 106,8 mm a San Romualdo (frazione a nord di Ravenna); 101,0 mm a Ravenna nord; 87,2 mm a Bizzuno di Lugo, 83,0 mm ad Alfonsine, 67,2 mm a Voltana.
Tuttavia, in base agli effetti osservati ed all’entità degli allagamenti, non si possono escludere valori ben superiori a quelli sopra indicati nella zona a nord e nord-est di Fusignano e nelle frazioni di Maiano Monti e San Savino; così come a Villanova e Villa Prati di Bagnacavallo.
Ricordiamo che 1 millimetro di pioggia corrisponde ad una precipitazione di 1 litro di acqua per metro quadrato di superficie e, equiparando il tutto alla superficie agricola dove l´unità di misura è comunemente l´ettaro, 1 mm di pioggia corrisponde a 10 m3/ha; pertanto 100 mm di pioggia in 3 ore equivalgono a 1000 metri cubi di acqua per ettaro che vengono riversati in pochissimo tempo con le inevitabili conseguenze.
La situazione all’origine di fenomeni così vistosi è risultata alquanto complessa, pertanto se ne descrive l’evoluzione solo per sommi capi. L’innesco del QLCS (acronimo di Quasi Linear Convective System, ovvero un sistema temporalesco di tipo multicellulare lineare) quasi stazionario è stato favorito da condizioni assai particolari, di seguito sintetizzate:
– In quota un nucleo di aria fredda collegato ad un piccolo cut-off (minimo chiuso) nel campo di geopotenziale sul piano isobarico di 500 hPa, si è mosso dalla Francia orientale verso l’alto Tirreno, convogliando da ovest-sud-ovest ad est-nord-est aria assai instabile ed a spiccata curvatura ciclonica. Nell’ambito della suddetta circolazione depressionaria un secondo è più piccolo cut-off, sempre sul medesimo piano isobarico, è andato a chiudersi tra mantovano e le aree emiliane adiacenti il Po, venendo in seguito assorbito dal minimo principale nella sua evoluzione verso sud-est. Esso ha comunque contribuito ad isolare temporaneamente un relativo minimo termico sulle zone settentrionali di Emilia e Romagna, incrementando il gradiente termico verticale e pilotandovi un nucleo di vorticità positiva.
Previsione di umidità relativa (colori) e vento (vettori) sul piano isobarico di 500 hPa, ore 6.00 GMT del 21/9. Fonte WRF 3 km model LAMMA
Con le lettere B sono indicati i due minimi di geopotenziale in quota, di cui il secondo, molto circoscritto, chiusosi in pianura padana tra mantovano ed Emilia settentrionale.
-Nei bassi strati un minimo depressionario chiuso su isola d’Elba ha richiamato contemporaneamente aria piuttosto umida da est-sud-est attraverso le coste dell’Adriatico e più fredda da est in traboccamento dalle Alpi dinariche. Una terza corrente, fredda ma più secca non avendo sorvolato il mare, e correlata alla posizione del minimo barico al suolo nonchè al classico aumento della pressione oltralpe in queste situazioni, è discesa da nord-nord-est dal triveneto. Questi tre diversi tipi di correnti sono andati a confluire, nella mattinata, su ferrarese e ravennate settentrionale (e rispettive zone costiere), generando un boundary quasi stazionario ed alquanto persistente all’origine di intensi moti verticali che la presenza di aria fredda in quota ha tramutato in convezione profonda.
Previsione dei campi di vento a 10 m valida per le ore 6.00 GMT del 21/9. Fonte: 1.5 km Moloch model ISAC-CNR
I tre diversi tipi di flusso che sono andati ad interagire su Emilia nord-orientale e Romagna settentrionale sono evidenziati tramite freccia rossa (flusso umido e più caldo da SE/ESE); blu (flusso da E); e marrone (flusso più secco da nord-nord-est). Peraltro la siffatta evoluzione ha favorito la chiusura di un minimo barico secondario al suolo proprio sulla costa romagnola il quale ha contribuito a mantenere attiva la linea di confluenza di basso livello sulle medesime aree per alcune ore, come indicato dalla seguente figura:
Analisi della pressione al suolo e nuvolosità da satellite alle ore 6.00 GMT del 21/9. Fonte: Veraflex Univie
Nell’analisi della pressione al suolo di cui sopra si nota la presenza, in seno ad una più ampia circolazione depressionaria avente origine sul Tirreno settentrionale, di un minimo barico secondario chiuso su coste della Romagna (1013 hPa), il quale assume un ruolo primario nel mantenete ben definito e quasi stazionario il predetto boundary di basso livello, lungo il quale risulta già in azione una prima linea temporalesca tra ferrarese e modenese settentrionale, la quale lentamente andrà propagandosi verso sud con l’innesco di nuove celle convettive.
Anche la carta, sia pure di previsione, dei valori di temperatura potenziale equivalente sul piano isobarico di 950 hPa (bassa troposfera), mostra valori alquanto elevati (maggiori sono i valori più l’aria risulta potenzialmente instabile) lungo un canale che da sud-est costeggia le coste adriatiche e che corrisponde al flusso più umido e relativamente caldo nei bassi strati. Sempre nella stessa carta si nota l’aria più fredda e secca che da nord-est avanza su triveneto (valori di K più bassi) e che andrà poi ad interagire con il flusso prima descritto.
Campi di temperatura potenziale equivalente prevista in °K a 950 hPa ore 6.00 GMT del 21/9. Fonte: 1.5 km Moloch model ISAC-CNR
Si è pertanto formata una linea temporalesca multicellulare (QLCS= Quasi Linear Convective System) che ha imperversato per alcune ore più o meno nelle stesse zone, sia per la stazionarietà della linea di confluenza dei venti nei bassi strati, sia per il windshear (variazione del vento con la quota) unidirezionale, ovvero con venti alle quote superiori di provenienza contraria (ovest) a quelli nei bassi strati (est).
Nel caso di convezione debole o di breve durata, venti di direzione opposta tra bassa ed alta quota tendono ad indebolire le celle convettive provocandone una sorta di “disassamento verticale” con gli updraft che vengono talora disarticolati. Ma se la convezione è profonda e prolungata tendono ad innescarsi updraft (correnti ascensionali) multipli ed a getto continuo, con il sistema che viene continuamente riattivato e ringiovanito e con le precipitazioni che tendono ad imperversare nelle stesse zone.
Nel caso del 21 settembre le celle in una prima fase sono infatti risultate quasi stazionarie o con propagazione solo lentissima verso sud, mentre quando la situazione si è sbloccata (con l’evoluzione verso sud-sud-est dei centri depressionari al suolo e del cut-off in quota), venendo quindi a risolversi l’alimentazione dai bassi strati degli updraft, il sistema si è lentamente indebolito muovendosi con maggiore decisione verso est-sud-est (prevalenza del ruolo operato dalle correnti occidentali in media ed alta troposfera); indicativamente nel corso del pomeriggio, quando nel contempo le correnti nord-orientali nei bassi strati hanno prevalso dissolvendo di fatto la linea di confluenza.
Fenomeni di questo tipo e con queste dinamiche d’innesco sono assai ostici da prevedere, non tanto in merito alla valutazione delle singole forzanti, quanto per la difficoltà nello stabilire esattamente dove potranno andare a costituirsi i boundary (linee di confluenza dei venti al suolo e nei bassi strati) che rappresentano uno degli aspetti fondamentali in simili fenomeni alla mesoscala.
Degli effetti sul territorio se ne è ampiamente occupata la cronaca locale e provinciale, rimangono in ogni caso accumuli di pioggia che entro il limite delle 6 ore mostrano pochi precedenti nella zona.
I fenomeni più vistosi sono occorsi nella tarda mattinata, quando due sistemi multicellulari paralleli con asse nord-sud hanno imperversato per lungo tempo sul lughese settentrionale (1 e 2 nella seguente figura), mentre una terza cella insisteva sulla parte settentrionale del comprensorio di Ravenna, come si nota dall’immagine sat:
Immagine satellitare (MSG) nel campo del visibile delle ore 11.30 locali del 21/9: Fonte: sat24.com
Infine una immagine a maggiore risoluzione (satellite polare) mostra il sistema nella fase di graduale indebolimento che nel primo pomeriggio evolve più decisamente verso ESE, ma con le singole “torri” convettive ancora ben visibili.
Immagine visibile sat polare del primo pomeriggio del 21/9. Le aree di colore rosso acceso e più granulari indicano le celle temporalesche più intense. Fonte: NASA MODIS Terra
Nella zona più colpita, vale a dire l’area immediatamente a nord di Fusignano (RA), fonti giornalistiche citano valori di quasi 200 mm, i quali appaiono sovrastimati, ma è assai probabile che gli accumuli in quelle zone siano stati superiori ai 110-120 mm.