Opengate 2017: visita alla ex centrale nucleare di Caorso

di Luca Lombroso

la centrale nucleare di Caorso (PC9 in località Zerbio. sono ancora presenti le linee ad alta tensione di una centrale di trasformazione ora di Terna.

la centrale nucleare di Caorso (PC9 in località Zerbio. sono ancora presenti le linee ad alta tensione di una centrale di trasformazione ora di Terna.

Molti lo ricordano, ma forse i più giovani non sanno che nella nostra regione c’è una delle ex 4 centrali nucleari italiane. Si trova, in fase di  smantellamento (decommissing in gergo tecnico) a Caorso, in provincia di Piacenza, sulle rive del Po. Una centrale nucleare infatti fra le altre cose ha bisogno, per il suo funzionamento, di enormi quantità di acqua.

La centrale nucleare di Caorso fu costruita negli anni 1970 ed entrò in servizio commerciale nel 1981, con un reattore del tipo “BWR”, Boiling water reactor, reattore ad acqua bollente di potenza di 860 MWe. Era, per quegli anni, un impianto all’avanguardia, produsse 28 TWh (28 miliardi di kWh) dal 1981 al 1986, anno in cui vi fu l’incidente di Chernobyl. Ferma dall’ottobre 1986 per le operazioni di ricarica, la centrale non fu più avviata, anche a seguito del referendum del novembre 1987. L’incidente di Fukushima e il nuovo referendum del giugno 2011 hanno messo definitivamente fine all’era nucleare italiana.

Oggi, dopo 30 anni, ancora l’impianto deve essere tenuto monitorato, sorvegliato e in sicurezza perchè l’energia nucleare, straordinaria da alcuni punti di vista, presenta il suo salato “conto” a fine vita. Benchè “spento” il reattore conserva infatti per molti anni altissima radioattività, e altrettanto molte parti dell’impianto restano contaminate. A ciò si aggiungono le scorie e rifiuti radioattivi di varia tipologia.

Oggi, 6 maggio 2017, SOGIN spa, la società incaricata del decommissing delle ex centrali nucleari e della gestione rifiuti radioattivi, ha organizzato “Open Gate 2017”, una iniziativa di apertura al pubblico e visite guidate agli ex impianti nucleari italiane. Due gli itinerari, uno esterno alla zona dei reattori, tecnicamente “zona sorvegliata” e uno anche nelle aree visitabili dei reattori, che per la possibile maggiore radioattività sono considerate “zona controllata”. Pochi i posti disponibili, specie per la visita in zona controllata, in cui fortunosamente ho trovato posto avendo così l’opportunità di visitare un sito da un certo punto di vista storico.

Una visita molto interessante, svolta in massima sicurezza, col divieto di fotografare all’interno ma che ha senz’altro evidenziato come le operazioni, lunghe complesse e costose, di decommissing sono svolte nella massima sicurezza possibile.

Il sito di Caorso si trova sostanzialmente in golena del Fiume Po, in località Zerbio. Saggiamente, l’area è in rilevato rispetto al piano campagna e l’edificio reattore su una sorta di collinetta artificiale. Il sito è ovviamente recintato e strettamente sorvegliato, sia per la sicurezza che dal punto di vista ambientale e anche meteorologico. Nella sala di accoglienza, un monitor mostra i dati di radioattività in vari punti e zone, compresa l’acqua del Po, in tempo reale, e alcuni dati meteorologici.

Dopo la registrazione, la visita, accompagnati da un cortese dirigente della centrale, inizia con l’ingresso e i controlli di sicurezza, poi entrati nell’edificio reattore, vengono forniti calzari, camice, guanti, cuffia e caschetto, ed un dosimetro personale per il monitoraggio dell’esposizione alla radioattività. Ovviamente, vietato fotografare all’interno.

Entrati nell’edificio, non siamo in realtà a contatto diretto col reattore, vuoto di combustibile ma ancora altamente contaminato e radioattivo; ci separa un ulteriore muro, di spessore 1.5-2 metri, una dovuta precauzione (che non era presente a Chernobyl!).

Nella visita si sale fino al 9° piano, sopra al reattore, coperto da un enorme “tappo” in cemento armato. Ai fianchi le piscine dove si stoccava il combustibile, una vuota, un’altra ancora piena di acqua e ancora contenente alcune barre di controllo rese radioattive e contaminate dal funzionamento. Il reattore è sotto i nostri piedi, e richiederà ancora molti anni per lo smantellamento, si parla del 2025-26.

Operazioni ancora lunghe dunque, peraltro nel sito di Caorso sono ancora presenti circa 2400-2500 m3 di rifiuti radioattivi a bassissima e bassa attività. Questi, insieme al materiale che tornerà dalla Francia, dove sono state inviate le barre di combustibile da riprocessare, dovranno poi andare insieme a molti altri rifiuti radioattivi (di ex centrali, ma anche industriali, sanitari e dagli enti di ricerca) al “deposito nazionale”, ancora da individuare, dove dovranno essere tenute in sicurezza praticamente per l’eternità.


Una questione non facile, controversa, ovviamente nessuno vuole o vorrà questo materiale vicino a casa sua, ma di cui andrà trovata soluzione.