Ondate di caldo e #globalwarming: i fatti e i miti

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anomalia di temperatura in Euroa e nel centro nord Italia durante l’estate del 2003, cortesia e fonte NASA 

Ad ogni ondata di caldo si sprecano i commenti su siti, quotidiani e forum, e talvolta le liti e discussioni.

Proviamo a vedere quali sono i fatti, con una premessa: la vera domanda non è “l’ondata di caldo è dovuta al global warming?” ma un’altra: può il riscaldamento del pianeta e i conseguenti cambiamenti climatici aumentare la probabilità di ondate di caldo? Premetto che la risposta è si.

Vediamo come e perché attenendo alla bibliografia scientifica e ad analisi di veri esperti e ricercatori del settore.

Prima di tutto, i fatti: Europa, Asia e Australia in particolare stanno già vivendo un aumento della frequenza delle ondate di caldo (vedi sotto la bibliografia). Le ondate di caldo hanno conseguenze serie, anche peggio di alluvioni e nubifragi (e, indirettamente, li favoriscono all’arrivo dei fronti che le interrompono), e in particolare causano siccità, rischio di incendi, problemi di salute e di qualità dell’aria e incremento di mortalità. Non a caso, nel 2003 si è osservata, per la prima volta da decenni, una flessione dell’aspettitiva di vita in Italia e in Europa. Quell’ondata di caldo causò infatti un eccesso di mortalità di oltre 50000 vittime in Europa, circa 15000 in Italia, e 20000 in Francia. Notare che se è pur vero che “si muore comunque e che molte di queste erano persone malate o deboli”, questo argomento non regge. E’ come dire che se troviamo uno accoltellato, non è stato ucciso perché si è sempre morti naturalmente. E comunque, anche se malate, erano persone che in condizioni normali potevano vivere più a lungo.

come cambia la distribuzione delle temperature (adattato da #denial101x Licenza CC-By-SA fonte e cortesia Keah Schuenemann https://www.youtube.com/watch?v=POaVUAnp5j0)

come cambia la distribuzione delle temperature (adattato da #denial101x Licenza CC-By-SA fonte e cortesia Keah Schuenemann https://www.youtube.com/watch?v=POaVUAnp5j0)

 

 

E’ un fatto pubblicato in varia bibliografia che il riscaldamento globale aumenta di quattro volte la probabilità di ondate di caldo, ma paradossalmente cala solo di poco la probabilità di situazioni di freddo o perturbate. Insomma, è molto più frequente il caldo, ma non sparisce del tutto il freddo, che spesso però è di breve durata. Gli esempi negli ultimi anni e mesi sono innumerevoli. Lo possiamo spiegare in modo semplice divulgativo, vedi il mio “gioco dei dadi truccati del clima che cambia”

 

 

oppure, se avete dimestichezza con l’inglese (magari aiutatevi coi sottotitoli) qui trovate un dettagliato approfondimento dal corso on line “Make a sense to climate denial “, dare un senso al negazionismo climatico” dove è spiegato bene come la variabilità climatica influenza la distribuzione statistica delle temperature nonché come il fatto che aumentano le temperature minime più delle temperature massime (quindi notti più calde) è in accordo con l’impronta umana sui cambiamenti climatici dovuto all’aumento dei gas serra in atmosfera.

 

insomma, dire “le ondate di caldo ci sono sempre state e quindi non è colpa dei cambiamenti climatici” è “saltare alle conclusioni”, e un “fallimento di logica” delle affermazioni. Come dire, per fare un’analogia alla campagna che fecero le multinazionali del tabacco, che “si è sempre morti di cancro e quindi non ci sono prove che le sigarette causano il cancro

 


E il futuro? Ne ho parlato in questo articolo “Estati ieri, oggi e domani”, meglio dunque prepararsi a combattere veramente il caldo, leggete anche l’approfondimento di Pierluigi Randi sugli effetti fisiologici e sugli indici di calore, spesso impropriamente detti “temperatura apparente”.

scenario

scenario delle estati 2070-2100 in Europa secondo uno scenario “BAU business as usuall)

Bibliografia tratta da #Denial101x: 

Beniston, M. (2009), Decadal-scale changes in the tails of probability distribution functions of climate variables in Switzerland. Int. J. Climatol., 29: 1362–1368. doi: 10.1002/joc.1793.  Link to Abstract

Della‐Marta, P. M., Haylock, M. R., Luterbacher, J., & Wanner, H. (2007). Doubled length of western European summer heat waves since 1880. Journal of Geophysical Research: Atmospheres (1984–2012)112(D15).  Link to PDF

Hartmann, D.L., A.M.G. Klein Tank, M. Rusticucci, L.V. Alexander, S. Brönnimann, Y. Charabi, F.J. Dentener, E.J. Dlugokencky, D.R. Easterling, A. Kaplan, B.J. Soden, P.W. Thorne, M. Wild and P.M. Zhai, 2013: Observations: Atmosphere and Surface. In: Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Stocker, T.F., D. Qin, G.-K. Plattner, M. Tignor, S.K. Allen, J. Boschung, A. Nauels, Y. Xia, V. Bex and P.M. Midgley (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA.  Link to PDF, see pages 209-213, 218-219

IPCC, 2013: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2013: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Stocker, T.F., D. Qin, G.-K. Plattner, M. Tignor, S.K. Allen, J. Boschung, A. Nauels, Y. Xia, V. Bex and P.M. Midgley (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA.  Link to PDF, see pages 5, 7, 19, 20.

Stott, P. A., Stone, D. A., & Allen, M. R. (2004). Human contribution to the European heatwave of 2003. Nature432(7017), 610-614.  Link to Abstract.  Link to interview with Stott.

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