Modena come le Plains americane: l’incredibile Tornado del 3 Maggio 2013
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Incredibile
quello che si è scatenato nel pomeriggio del 3 Maggio 2013 tra modenese e bolognese. Dopo una mattinata di Sole e temperature che a metà giornata avevano raggiunto i +23/+25°C, un forte nucleo temporalesco si è formato poco ad ovest di Modena.  In pochi minuti un forte nubifragio ha colpito le zone di Rubiera, nel reggiano e poi si è trasferito velocemente nella zona ovest di Modena, a Campogalliano, ove si è abbattuta una violentissima grandinata.

I chicchi di grandine qui hanno raggiunto dimensioni notevoli: alcuni grandi addirittura come palline da Tennis!!

Sotto l’immagine radar del fortissimo temporale e la sua evoluzione.
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l Temporale ha poi colpito Modena, soprattutto la zona ovest della città e si è velocemente spostato verso nord, nord est, interessando le zone di Carpi. Il Nubifragio ha però colpito anche la zona est del modenese, fino al confine con il bolognese.

A CastelFranco Emilia si è formato all’improvviso un INCREDIBILE TORNADO!f2
f3Il TORNADO ha colpito la zona nord-est della cittadina per poi trasferirsi verso S.Agata Bolognese, Bentivoglio e Crevalcore.

Le zone più colpite sono state: CastelfrancoEmilia, S.Agata Bolognese, Crevalcore, San Giovanni in Persiceto, Argelato, Sala Bolognese , San Giorgio di Piano e Bentivoglio.L’area in cui il TORNADO ha seminato terrore e danni è di quasi 30 km!! Gli accumuli pluviometrici non risultano intensi, quello che è stato incredibile è stata la potenza e la grandezza dei chicchi della grandinata e la rotazione improvvisa dei venti che ha favorito la formazione del Tornado.

A Modena accumulati dai 4 ai 8 mm, a Campogalliano 10.7 mm, 10-14 mm nella zona di Carpi, fino a 10.7 mm a S.Agata Bolognese, 12 mm a San Possidonio.
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La tromba d’aria ha causato danni ad alcuni edifici nella zona di Via Panzano a Castelfranco, dove sono caduti alberi, arbusti, antenne e comignoli.  Il tornado è stato distintamente avvistato dall’autostrada A1. Il vortice poi si è spostato nella zona di Argelato e San Pietro in Casale: in questa fase il tornado ha provocato il crollo parziale dei tetti di capannoni e cascine.

Diversi alberi e pali della luce sono stati abbattuti. Problemi con le coperture di abitazioni, fienili, capannoni, anche a Sala Bolognese. Danni sono stati causati dalla grandine, in particolare a Castello d’Argile, dove diverse vetture sono state rovinate dai chicchi di ghiaccio.

 Sotto la mappa che mostra le zone interessate dai vari Tornado (Di Lorenzo Catania)f4

Ammontano a quasi 30 milioni di euro i danni a edifici privati, strutture agricole e produttive, 119 sono le persone evacuate nella notte tra il 3 e il 4 maggio, 158 case compromesse così come 59 immobili ad uso produttivo e agricolo e una decina di altri edifici danneggiati, tra cui 3 strutture pubbliche.

Il Tornado è stato stimato con una intensità pari al grado EF 2, a tratti EF 3, della Enhanced Fujita Scale, il che significa che le raffiche potrebbero aver raggiunto i 180 e 260 km/h circa!

 

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La stessa zona fu colpita, solo un anno prima, dal famoso e triste terremoto e l’anno dopo fu colpita dall’alluvione. Un periodo davvero buio per i modenesi e bolognesi!

Un pomeriggio americano per la nostra pianura, che non ha avuto nulla da invidiare alla Tornado Alley (grandi pianure americane). Ecco una breve descrizione del fenomeno da parte di Pierluigi Randi.

“Le celle temporalesche, viaggiando nella bassa pianura da SW a NE, hanno trovato in loco condizioni ideali, anche se non del tutto prevedibili, per evolvere in sistemi a supercella, ovvero dotati di rotazione e contenenti al loro interno i pericolosi “mesocicloni”, ovvero circolazioni cicloniche alla mesoscala che rappresentano i potenziali “produttori” di tornado (non tutti i mesocicloni innescano tornado).

Tali condizioni possono essere così sintetizzate:
1) Presenza di medio-elevato speed windshear verticale positivo nel campo del vento tra bassa e medioalta troposfera (rinforzo dei venti da SW tra i piani isobarici di 700 e 300 hPa) in seno alla presenza di una saccatura nel campo di geopotenziale attiva tra Francia e nord Italia con annessa modesta avvezione fredda.
2) Intrusione di aria secca stratosferica nei piani troposferici superiori con sensibile incremento dei valori di IPV (isentropic potential vorticity); evenienza alquanto frequente in seno a saccature troposferiche.
3) Avvezione di aria secca da SW in media troposfera al di sopra di masse d’aria molto umida nei bassi strati (set-up incline a generare intensa attività temporalesca).
4) Presenza di un getto di basso livello (LLJ) da ESE in entrata dal mare Adriatico con avvezione di masse d’aria molto umida ed instabile. Tale LLJ ha nel contempo determinato un incremento dei valori di directional windshear positivo tra bassa e media troposfera (da ESE a SW); ciò è verificabile anche dai valori discretamente elevati di elicità 0-1/0-3 e 0-6 km e dalla magnitudine dello SWEAT index (oltre 300).
5) Avvento da SW di una dry-line appenninica (fronte secco) con costituzione di una linea di convergenza nei bassi strati tra flussi orografici discendenti (e quindi più secchi) e correnti calde ed umide da ESE (LLJ) proprio sulla bassa pianura emiliana.
6) Elevati valori di energia potenziale convettiva disponibile (valori di CAPE su livelli quasi tipicamente estivi, dovuti alla presenza di aria molto calda ed umida per il periodo nei bassi strati; temperature massime quasi ovunque superiori a 26°C).
7) Sensibile incremento dei valori di moisture convergence (convergenza di umidità) lungo la dry-line appenninica.

Gli elementi di cui sopra possono essere considerati come i più influenti nella determinazione dei fenomeni occorsi, e si tratta di condizioni ambientali che sovente contribuiscono alla genesi di tempo severo su comparto emiliano e talora anche romagnolo, tuttavia gli eventi in questione hanno tempi di ritorno assai lunghi.

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