26 diceLa stagione invernale 2014-2015 è risultata, a livello di temperatura media stagionale, più calda rispetto alla norma climatologica di periodo 1971-2000, con una anomalia termica positiva di +2.1°C, dovuta alle seguenti anomalie mensili:
Dicembre 2014: +2.3°C; gennaio 2015: +2.6°C; febbraio 2015: +1.3°C.

Nell’immagine a fianco passo Croce Arcana, e sullo sfondo il Monte Cimone, senza Neve il 26 Dicembre 2014.

In tal senso l’inverno 2014-2015 si colloca come il terzo più mite a partire dal 1950, preceduto solo da quelli del 2013-2014 (il più caldo in assoluto con una anomalia termica di temperatura media di +3.0°C) e del 2006-2007 (anomalia di +2.3°C).

Un dato di estremo rilievo è che nel nuovo millennio, nonostante non siano mancate alcune stagioni anche relativamente fredde, abbiamo avuto i tre inverni più miti dal dopoguerra e breve distanza gli uni dagli altri, ed anzi due che si sono verificati consecutivamente.

Anche le ondate di freddo, che non dovrebbero mancare in più di una circostanza nel tipico inverno romagnolo, si sono contate sulle dita di una mano: una, la principale, è occorsa tra il 27 dicembre 2014 ed il primo gennaio 2015, quindi assai breve; ed una seconda si è avuta tra il 27 gennaio ed il 10 febbraio 2015, ma entrambe di modesta entità, specie la seconda, la quale è passata quasi inosservata.
Per il resto del trimestre hanno prevalso periodi decisamente miti, sebbene meno prolungati rispetto all’inverno scorso.

Se consideriamo che il segnale di fondo, già evidente nei mesi di ottobre e novembre e riscontrabile con l’approccio multimodel ensemble, era diretto verso una generale mitezza in tutti e tre i mesi, possiamo dire che gli scenari di previsione stagionali sono stati, in questa circostanza, appieno rispettati.
L’unica differenza risiede nel fatto che tali segnali, peraltro con elevata confidenza, mostravano una anomalia termica positiva stagionale di circa +1.0°C a livello nazionale, ma nella realtà sulla nostra regione la mitezza dell’inverno 2014-2015 è stata di magnitudine un po’ superiore alle attese, anche se ad esempio l’area del triveneto e dell’alto adriatico sono quelle che effettivamente hanno mostrato le anomalie termiche più elevate a livello nazionale.

In tal senso occorre tenere presente che le suddette previsioni di scenario non possono tenere in considerazione eventuali forzanti a livello locale o regionale in grado di portare ad anomalie di diversa entità rispetto alla media nazionale o su ampia scala.
Sconfessate invece, e non è la prima volta, indicazioni di segno opposto che tenevano conto o di approcci del tutto inadeguati e frutto dell’improvvisazione, oppure di autentiche “sparate”, in particolare lanciate dai soliti 2-3 siti internet generalisti alla caccia di accessi (uno in particolare purtroppo molto cliccato), con scenari in qualche caso glaciali (ricordiamo il gennaio 2015 nella morsa del gelo epocale ripreso da alcune agenzie nazionali di stampa) che puntualmente non si sono verificati.

Nonostante il campo di previsione di scenario a livello stagionale rappresenti ancora oggi una pratica alquanto ostica e rischiosa, e soggetta quindi ad un elevato margine di insuccesso, con l’approccio multimodel ensemble si sono ottenuti i risultati più incoraggianti, e di ciò occorre prendere atto, ovviamente al netto di un margine di incertezza che comunque sarà sempre elevato.

L’aspetto che ha maggiormente contribuito ad un decorso stagionale alquanto mite e con penuria di periodi freddi, è da ricercare in una anomalia barica negativa (pressione più bassa rispetto alla norma) a tutte le quote sul nord atlantico e fino alla Scandinavia, cui è corrisposta una anomalia barica positiva (pressione più alta rispetto alla norma) sul medio Atlantico e fino alle coste sudoccidentali europee.

Una tale dislocazione dei centri di anomalia barica determina un flusso occidentale atlantico mediamente piuttosto intenso, che generalmente porta a periodi perturbati e piovosi ma in prevalenza miti data la provenienza oceanica delle correnti ( più spesso in dicembre 2014 e febbraio 2015), alternati a pause anticicloniche più asciutte e stabili ma ugualmente miti (più spesso nel gennaio 2015).

Prova ne sia che l’indice NAO (oscillazione nord atlantica) è stato ampiamente positivo per quasi tutto l’inverno eccetto una temporanea virata su valori negativi a fine 2014 ed un breve avvicinamento a valori neutri ad inizio febbraio.
Tale indice è ben correlato ad inverni in prevalenza più freddi quando è in fase negativa, e ad inverni in prevalenza miti quando è in fase positiva, e la modalità di circolazione attiva per quasi tutta la stagione è stata classica di condizione positiva dell’oscillazione nord atlantica, con tutto ciò che ne consegue.

In pratica questo modello di circolazione, protagonista dell’inverno appena conclusosi, rende assai improbabile, o solo transitorio, l’arrivo delle correnti che portano il vero freddo, ovvero quelle di matrice continentale che sopraggiungono da nord-est o da est, tanto è vero che un poco di freddo lo si è visto solo quando le correnti occidentali atlantiche hanno presentato maggiori ondulazioni (è ciò rientra nel novero delle possibilità di siffatti modelli di circolazione) favorendo brevi irruzioni di aria polare marittima o artica marittima.
Ma sono del tutto mancati i veri afflussi di aria continentale (polare o artica) che sono in assoluto i più freddi nei bassi strati.

Sotto gli allagamenti a Faenza del Febbraio 2015

luigi pecora faPer quanto concerne il piovosissimo febbraio 2015, sono effettivamente stati stabiliti nuovi primati di piovosità come da alcuni esempi riportati di seguito:
Alfonsine (RA) con 156.6 mm ha superato i 137.0 mm del febbraio 1933 (record precedente)
Bagnacavallo (RA) con 174.6 mm ha superato i 166.0 mm del febbraio 1955 (record precedente)
Faenza Torricelli (RA) con 253.6 mm ha demolito i 150.0 mm del febbraio 1933 (record precedente)
Forlì con 217.4 mm supera i 131.0 mm del febbraio 1955 (record precedente)
Cesena con 200.6 mm batte i 196.2 mm del febbraio 1942 (record precedente)
Peraltro i suddetti rilievi pluviometrici sono a stridente contrasto con la climatologia del mese stesso, il quale dovrebbe essere il meno piovoso dell’anno (su zone di pianura e costa).

Febbraio mite ma “monsonico” quindi, anche se il termine, benché ad effetto, non sarebbe del tutto appropriato.

A livello stagionale, a causa dei piovosi mesi di dicembre 2014 e febbraio 2015 (specie il secondo), abbiamo registrato un surplus pluviometrico stagionale in regione di circa il 100%, vale a dire una piovosità doppia rispetto al normale, ma con alcune aree, come ad esempio su faentino-forlivese, con anomalie pluviometriche di circa il 120-150% con massimi su faentino.

ravenna e dintorniSu alcune località l’inverno 2014-2015 risulta il più piovoso dal 1930, come per Faenza e Forlì che hanno superato la stagione 1952-1953, la quale risultava la più piovosa della serie, rispettivamente con 343.8 mm e con 303.8 mm.
Ebbene su queste località l’inverno appena terminato mostra accumuli pluviometrici di 365.8 mm (Faenza Torricelli) e di 312.2 mm (Forlì Arpa-SIMC), superando quindi i primati precedenti.

Sul resto del territorio, nonostante accumuli pluviometrici di tutto rilievo, non sono stati superati i primati di piovosità stagionale, che, dal 1930, risultano essere stati stabiliti in prevalenza nelle stagioni 1952-1953 e 1971-1972.

Chiaramente con il mite decorso dell’inverno appena concluso sono state alquanto scarse ed episodiche le nevicate, con tre episodi che hanno lasciato leggeri accumuli al suolo: un primo ed assai modesto il giorno 28 dicembre 2014 con valori oscillanti tra 1 e 2 cm nelle aree pianeggianti; un secondo appena più consistente il giorno 31 dicembre 2014 con accumuli al suolo fino a 5-7 cm tra lughese e faentino; un terzo, tra il 5 ed il 6 febbraio che ha interessato essenzialmente la fascia pianeggiante compresa tra Faenza e Forlì con accumuli al suolo fino a 7-8 cm a Faenza.

Brevi nevicate alternate a pioggia si sono avute anche la sera del 27 dicembre 2014, ma senza accumuli al suolo o al massimo intorno al centimetro, stessa cosa verificatasi su riminese il giorno 29 dicembre 2014 in occasione del manifestarsi di brevi rovesci.

Nel complesso su tutta l’area pianeggiante e costiera della Romagna l’inverno 2014-2015 ha mostrato una nevosità decisamente inferiore alla norma climatologica (1961-2010), sebbene leggermente superiore all’inverno 2013-2014 quando si ebbero modeste nevicate in una unica occasione, vale a dire il giorno 27 gennaio 2014.

Archiviamo pertanto un inverno molto mite, sebbene non ai livelli di quello precedente, e molto piovoso ma con scarse precipitazioni nevose, governato per il secondo anno consecutivo dalle miti correnti atlantiche, foriere di piogge abbondanti in dicembre e febbraio, più asciutte in gennaio.

Articolo di Pierluigi Randi
Meteoromagna