#Meteostoria: #accadde inizia l’epico inverno 1879/80

la burrasca del giorno 30 novembre aveva il suo centro sulla Toscana, continuò anche nel primo giorno di questa decade ad esercitare la sua influenza sull’Italia, di maniera che mentre a Venezia, Genova e Firenze soffiava il NE ed il N, a Napoli, Lecce e Palermo regnavano il SW e il W-SW. Questa burrasca passò all’est nel giorno 2 e le pressioni sull’Italia, tendevano ad eguagliarsi e la neve cadde anche a Roma sotto l’influenza della nordica corrente. Elevate pressioni si presentano nel giorno 3 in Austria e al nord d’Italia, mentre le più basse stanno sulla Spagna e all’est della Russia.

la nevicata che ebbe principio il 30 novembre crebbe di intensità l’indomani. Sereno il 2 e temperatura molto bassa. Il minimo di –15 nella notte dal 2 al 3 non si era più sperimentato dal 1830. Alle 5 pomeridiane del 3 nevica, un po’ di pioggia nel giorno 4. Giornate serene il 5 e 6. Dopo abbassamento di temperature di –9°C. Nel giorno 7 neve. Nei giorni 8, 9, 10 sereno. Totale neve m 0.56. Lavori in campagna sospesi”.

Rrea00118791130 Rrea00218791130 Così recitava, come un moderno bollettino quasi, la descrizione di Domenico Ragona della situazione del 30 novembre 1879, che vide una fitta nevica a Modena e, senz’altro, in tutta l’Emilia. Quella situazione, ricostruita dalla mappa di rianalisi che vedete qua sopra, diede inizio a quello che è ancora oggi e, ritengo, molto molto molto a lungo resterà, il più rigido inverno da quando esistono i rilievi meteo. il 2 dicembre a Modena il termometro scese a -14.9, e questa resterà, fino al 11 gennaio 1985, la più bassa temperatura mai raggiunta, ma non fu tanto la singola punta da record quanto l’intero inverno.

La città rimase nella morsa del gelo fino a febbraio inoltrato, con 18 giorni di gelo senza disgelo e ben 10 giorni al di sotto dei -10°C di temperatura minima in città! l’intera Europa fu colpita da quell’inverno memorabile, a Parigi la temperatura scese a -23.9°C, “In Ungheria la miseria è così eccessiva che a memoria d’uomo non se ne rammenta l’eguale. Il freddo e la fame mietono ogni giorno centinaia di vittime. A Buda-Pest il termometro è sceso a 28°C sotto lo zero.”

Rrea00218791203Anche in Romagna l’inverno 1879-1880 lasciò decisamente il segno, ed ancora oggi rimane uno dei più freddi in assoluto da quando si hanno osservazioni meteorologiche.

Dopo le nevicate di fine novembre ed inizio dicembre, la restante parte di dicembre 1879 e gennaio 1880 trascorsero all’insegna di persistenti campi anticiclonici e temperature molto basse che favorirono intense brinate e galaverne, con la singolare formazione dei cosiddetti ”fiori di neve”; fenomeno rarissimo e peculiarità di quell’inverno che lo resero unico e memorabile.

Di questo inconsueto fenomeno si propongono alcuni passaggi di uno studio realizzato dal geologo Luigi Bombici riportato sulle pagine della rivista “L’ingegneria civile e le arti industriali” e ripreso nel volume “Il clima di Torino” di Mercalli e Di Napoli:

“Sul cominciare del dicembre, nell’anno passato (1879) quasi tutta la superficie dell’Italia settentrionale poteva dirsi convertita in un vastissimo e gelido cristallizzatolo. Una immensità di corolle candide e semidiafane rassomiglianti a camelie ed a rose abbaglianti di bianchezza, e non di rado colossali, perché di più decimetri nei loro complessi concentrici e polipetali dalle Romane alla Lombardia ed al Piemonte attraverso le province dell’Emilia, e sulla vallata del Po (….. ). Dovunque si guardasse la curiosa nevicata si vedevano profusamente sparsi i fiori di neve; le foglie, le lamine, le squame, i verticilli di acqua cristallizzata rivestivano i prati ed i campi, le strade e le piazze delle città, i tetti, i balconi delle case, le colline, le valli, perfino i mucchi inquinati dalle spazzature, e dalle fanghiglie derivati dallo sgombramento delle vie.(….)
La massima manifestazione del fenomeno durò undici giorni, dal 14 al 25 di gennaio….. La comparsa dei fiori di neve, che di giorno impicciolivano, per acquistare sempre maggiori dimensioni nella notte consecutiva, finché una sciroccata, ed una pioggia sottile posero fine ad uno spettacolo che di sua natura è raro, eccezionale…..”

Un’altra preziosa testimonianza dell’epoca è quella del direttore dell’Ufficio centrale di meteorologia Pietro Tacchini nella Rivista meteorico-agraria seconda decade del mese di Gennaio 1880:

“Con un freddo così intenso e così prolungato manifestassi nelle nostre città del Nord il singolare quanto grazioso fenomeno dei fiori di neve: sono corolle stupende di fiori di neve somiglianti a camelie e rose bianche, e ciò specialmente nei luoghi appartati e difesi,mentre all’aperto il fenomeno della cristallizzazione da luogo a forme di arboscelli e di fronde da far credere alla presenza di piccole pianticelle ricoperte di brina. I fiori di neve li osservai nel Veneto; in Lombardia e nell’Italia centrale, e scomparivano poco sotto Bologna, per dar posto alla brina semplice…”

Le nevicate più abbondanti si verificarono dal pomeriggio del giorno 30 per concludersi alla fine della giornata seguente con le ultime precipitazioni nel forlivese e riminese. Gli accumuli furono abbastanza omogenei, sui 25-30 cm con massimi a Forlì.
Nel giorno 2 dicembre si ebbero ancora precipitazioni nevose di debole intensità a Forlì con un accumulo di 10 cm, mentre progressive schiarite si manifestarono a partire da ovest, tanto che nella mattina successiva, complice la scarsa nuvolosità, le temperature precipitarono a valori molto bassi, con  -8.2°C a Forlì (area urbana).
Nei restanti giorni della prima decade occorsero ancora nevicate specialmente nel forlivese e pesarese, tanto che gli accumuli finali raggiunsero la ragguardevole altezza complessiva di 93 cm a Forlì e 70 cm a Pesaro. Date le temperature estremamente rigide dei due mesi e leggendo le cronache dell’epoca, si ritiene che il manto nevoso abbia ininterrottamente ricoperto tutta la pianura dalla fine di novembre 1879 ai primi di febbraio 1880, evento questo di eccezionale rarità.

Trovate altre notizie e dettagli, al solito, nel volume “L’Osservatorio di Modena: 180 anni di misure meteoclimatiche” e nel libro di Pierluigi Randi  e Roberto Ghiselli “ I grandi inverni dal 1880 in Romagna e province di Bologna e Ferrara“.

Inverno1879-80-02-Ragona