Fronte caldo, Fronte freddo e Fronte occluso: insieme formano il “Sistema Frontale” in altri termini quello che più comunemente viene definita “Perturbazione”: sveliamone alcuni segreti.

Quando si ascoltano le previsioni del tempo, uno dei termini che tutti ma proprio tutti riescono ad associare con quello che significa è sicuramente quello di “Perturbazione”. Udendo la fatidica parolina infatti la si associa immediatamente al brutto tempo. Ma esattamente come è costituita una perturbazione? Innanzitutto dovremmo chiamarla “Sistema Frontale” infatti si tratta di un insieme di masse d’aria di origine diversa.

Esso si manifesta all’inizio sempre con un fronte di aria calda, o comunque più temperata e nelle cartine meteorologiche (oggi cominciamo ad imparare anche qualche piccolo rudimento di rappresentazione grafica) si indica con una linea rossa con mezzelune di uguale colore disposte nel lato di avanzata del fronte stesso. Come abbiamo visto nella puntata dedicata alla grandine l’aria calda è più leggera. Questa aria calda tende perciò a scorrere alle quote superiori generando nubi compatte con cielo grigio e chiuso con piogge prevalentemente continue e persistenti.

Questo tipo di tempo prosegue fintanto che non giunge l’altro elemento immancabile e cioè il fronte freddo. Nelle cartine meteorologiche viene indicato con una linea blu e con piccoli triangoli di ugual colore anch’essi disposti nel senso di avanzata del fronte. L’aria fredda in esso contenuto tende a scalzare rapidamente l’aria calda precedentemente affluita verso l’alto generando nubi intense dalle caratteristiche temporalesche o comunque capaci di generare acquazzoni.

Dobbiamo però sapere anche un’altra cosa. Nelle perturbazioni l’aria fredda viaggia più velocemente dell’aria calda e perciò tende a raggiungerla. Nelle zone in cui questo fenomeno avviene si genera il fronte occluso, che nelle carte meteorologiche si indica con una riga viola e con mezzelune e triangoli alternati tra di loro di ugual colore. Scomparendo il settore caldo, l’aria calda viene spedita in quota dove forma il classico ricciolo che si nota nelle immagini dei satelliti e in altri termini il centro della bassa pressione che pilota la perturbazione.

E’ proprio nella zona dell’occlusione che si registrano i fenomeni più intensi e significativi. Per quanto vive una depressione?. Dipende dall’aria fredda che la alimenta. Quando cesserà questa alimentazione, verrà a mancare anche la benzina per fare funzionare “il motore” e dunque poco alla volta (ci vorranno comunque alcuni giorni) diminuirà di intensità fino a dissolversi.

Scopriamo oggi l’ultimo termine: il processo di attenuazione delle zone di basse pressioni si chiama “colmamento” in altre parole, proprio perché diminuisce poco alla volta l’intensità, la pressione piano piano comincia ad aumentare fin tanto che non si sarà livellata (ovvero avrà raggiunto i valori) alle zone circostanti.

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Marco Luca Muratori