Spesso capita che nevicate anche abbastanza abbondanti si sciolgano in tempi relativamente brevi, per contro nevicate di pochi centimetri possono talvolta resistere a lungo. Il mantenimento o meno dello strato nevoso avviene solo a causa delle temperature?

neve1Tempo fa abbiamo analizzato quali sono le cause per un rapido o lento accumulo dello strato nevoso durante una precipitazione. Ora, affrontiamo l’aspetto opposto e cioè le cause che possono determinare un più rapido o lento scioglimento dello strato nevoso.

Su questo tema,gli antichi detti popolari sono assolutamente veri ed attuali. Vediamo il primo e con esso analizzeremo il primo aspetto. I nostri vecchi dicono che “la nebia chèlda la màgna la néva” ovvero che la nebbia calda (in altri termini quella con temperature sopra lo 0°) mangia la neve. La cosa è indubbiamente vera ma perché?

Per il fatto che la nebbia altro non è, come sappiamo, una enorme massa di goccioline d’acqua in sospensione nell’aria. Di fatto è quasi come piovesse. L’umidità in ogni modo, anche senza arrivare alla condensazione in nebbia, è un grosso nemico dello strato nevoso, e dunque tanto più sarà elevata e tanto più contribuirà al rapido scioglimento della neve.

Un altro nemico ovviamente del manto è la temperatura. Viene da se che tanto è più alta quanto più sarà deleteria. A tal proposito gelate, magari anche protratte per diverse ore durante la notte, cambiano la struttura del cristallo della neve e, ghiacciandolo, lo rendono più “resistente” alle successive fasi con temperature sopra lo zero.

Ma ora passiamo all’aspetto più sottovalutato di tutti ma in realtà è importantissimo. Un vecchio detto dice che “la néva marzulèina la vin a la sira e la va via la mattina” ovvero la neve che cade di marzo arriva alla sera e va via alla mattina. Questo proverbio, all’apparenza di ovvia comprensione deve invece indurci ad un ragionamento più profondo. Come mai in marzo la neve si scioglie alla svelta? E’ ovvio per la temperatura, ma noi aggiungiamo: non soltanto per questo. Anzi, per chi se lo ricorda, nel non ormai recentissimo 2005 abbiamo avuto un esempio di marzo particolarmente rigido con temperature basse ma ciò nonostante lo scioglimento diurno non ha rallentato più di tanto nemmeno nella fase con le minime vicine a -10°C.

modena tursimo emilia romagnaInfatti il tutto lo si deve all’incidenza dei raggi solari. In marzo questa incidenza è nettamente maggiore rispetto a dicembre e gennaio, ma non solo in termini di durata del giorno ma in termini di angolatura degli stessi. Se vi ricordate, la faccenda dell’angolo di incidenza dei raggi del sole la avevamo incontrata allorquando parlammo della diversa durata dell’inverno e dell’estate. Il principio è lo stesso e il famoso esempio della mano con la fiamma della candela trova massima applicazione anche in questo caso.

Trovandosi sottoposta ad un calore maggiore la neve tende dunque a sciogliersi più rapidamente, A PARITA’ DI TEMPERATURA E UMIDITA’ rispetto a novembre, dicembre, gennaio e buona parte di febbraio. A supporto di questa affermazione poniamo un ulteriore esempio. Per chi ha avuto negli anni modo di osservare attentamente il comportamento di una massa nevosa, ad esempio, il classico argine accumulato con “la rotta” avrà senz’altro avuto modo di verificare una cosa.

In gennaio, quando troviamo una giornata con temperatura di poco superiore allo 0° per poche ore al giorno limitatamente alla fase centrale del giorno, si nota un rivolo o al massimo una pozzanghera d’acqua di limitate dimensioni alla sua base dovuto allo scioglimento di quelle ore. Proprio quest’anno data l’eccezionalità degli eventi abbiamo avuto condizioni termiche simili ma è saltata subito all’occhio una differenza comportamentale ben diversa dal solito alla quale siamo abituati osservando rivoli dovuti allo scioglimento abbastanza estesi e le pozzanghera ben più ampie.

Marco Muratori