In accordo con le caratteristiche climatologiche dell’area padana, classificata come avente clima continentale temperato (area centrale) e sub-continentale temperato (area orientale prospiciente la costa adriatica) in base ai criteri di Koppen, dovremmo attenderci, sotto il profilo del regime pluviometrico, due stagioni piovose, ovvero quelle di transizione (autunno e primavera nell’ordine) e due stagioni più secche, vale a dire inverno ed estate, anche se in questo caso primeggia l’una o l’altra a seconda delle varie fasi climatologiche.

Sta di fatto che storicamente, per quanto concerne la stagione invernale, i mesi di gennaio e febbraio risultavano in Romagna tra i meno piovosi di tutto l’anno, particolarmente considerando le aree pianeggianti e costiere. In particolare il mese di febbraio mostrava, su base trentennale (in questo caso 1971-2000) accumuli pluviometrici medi oscillanti tra i 40 ed i 45 mm.

Tuttavia a partire dal 2010 la piovosità media dell’ultimo mese invernale è profondamente mutata, passando ad un valore medio regionale superiore ai 100 mm (104 circa), trasformando febbraio in uno dei mesi più piovosi dell’anno se non il più piovoso in assoluto.

Molto indicative le anomalie di geopotenziale sul piano isobarico di 500 hPa relative al periodo considerato, le quali mostrano sul contesto europeo, forti anomalie negative su Europa centro-occidentale ed area mediterranea, frutto di netta prevalenza di circolazioni depressionarie di varia origine, ma in prevalenza atlantiche con complicazioni mediterranee, ed anomalie invece positive su Europa orientale. Ciò è a stridente contrasto con i canoni climatologici di questo mese, che dovrebbe vedere il prevalere di campi anticiclonici, siano essi di origine continentale anche di tipo termico (più frequenti in passato) o di estrazione sub-tropicale di tipo dinamico, con maggiore incidenza di periodi di tempo stabile o comunque scarsamente perturbato e quindi poco piovoso.

 

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Anomalia di geopotenziale piano isobarico di 500 hPa febbraio 2010-2018 vs 1971-2000. Fonte: ESRL NOAA reanalysis

Nel periodo 2010-2018 la piovosità media di febbraio è infatti aumentata del 134%, quindi più che raddoppiata, con alcuni mesi di febbraio estremamente piovosi, come ad esempio nel 2010-2013-2015-2016 e 2018, alcuni dei quali, a seconda delle zone, hanno stabilito i nuovi primati di massima piovosità assoluta dal dopoguerra (2015 e 2018, ma anche con il 2016 a breve distanza).

Il grafico sottostante, inerente le anomalie pluviometriche in percentuale, è assai eloquente, con febbraio 2018 che ha annoverato oltre il 350 % in più di precipitazioni; il 2015 con +293%, ed il 2016 con +224%, mentre il 2013 si assestò comunque su un +151%.

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Anomalie percentuali di precipitazione in Romagna 2010-2018 rispetto a periodo 1971-2000. Fonte dati: reti ARPAE ed ASMER

Nel periodo considerato nessun mese di febbraio ha visto piovosità al di sotto della norma.

Anche il grafico seguente, relativo alla Romagna (aree di pianura e costa), ribadisce tale caratteristica, con piovosità media mensile di circa 200 mm nel 2018; 180 mm nel 2015; 120 mm nel 2016, e 105 mm nel 2013.

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Precipitazioni medie di febbraio in Romagna (pianure e costa) periodo 2010-2018. La linea rossa indica la media 1971-2000. Fonte dati reti ARPAE ed ASMER

Insomma una anomalia pluviometrica davvero notevole, che trova pochissimi precedenti storici su questo particolare aspetto.

Ovviamente un periodo di soli 9 anni è ancora insufficiente per sancire una decisa modificazione climatologica al regime delle precipitazioni, pertanto serviranno ancora diversi anni di osservazioni per poter giungere a conclusioni definitive in tal senso.

Sta di fatto però che dal 2010 questo mese sta cambiando decisamente volto, segnatamente sul piano delle precipitazioni.

Occorre peraltro precisare che i modelli climatici suggeriscono, in tema di climate change, un incremento delle precipitazioni invernali sul nord Italia (anche se in questo caso si tratta di scenari stagionali e non mensili), e quindi potremmo essere di fronte ad un segnale di questo tipo, ovvero coerente con il possibile impatto determinato dai cambiamenti climatici su ampia scala.

Ma come ribadito prima occorrerà verificare l’eventuale trend indirizzato ad un sensibile aumento delle precipitazioni in febbraio con un numero superiore di osservazioni (almeno un ventennio, ancora meglio un trentennio), ma è indubbio che i recenti mesi conclusivi dell’inverno hanno segnato una vera e propria svolta nel campo delle precipitazioni cumulate.