Spesso e volentieri si pensa che per lo meno nella nostra Regione il clima sia più o meno uguale o molto simile. Invece scopriamo che non è necessario andare a Tarvisio o a Catania per scoprire differenze anche relativamente marcate: l’Emilia Romagna ne è una classica dimostrazione
In questi articoli climatologici troviamo due sezioni generiche: una per la Romagna e una per l’Emilia, ma come avrete notato sono presenti anche altri articoli che entrano ancor più nel dettaglio provincia per provincia.
Come detto in questo articolo si parla della Romagna. La regione presenta una zona costiera, una zona pianeggiante al suo immediato interno e una zona appenninica.
La zona appenninica presenta le classiche caratteristiche del clima di montagna e collina a seconda delle quote che si esaminano. La disposizione della catena montuosa che si snoda da nord ovest verso sud est fa si che suddetta zona sia particolarmente esposta alle correnti di bora e altrettanto penalizzata dai venti di libeccio. Quando soffia il vento nord orientale l’effetto Stau è molto accentuato e a quote medio alte in inverno si registrano nevicate particolarmente copiose.
La pianura, si può suddividere in tre sotto zone: una sottile “fetta” nella parte più occidentale con clima che richiama già le caratteristiche del bolognese, la zona della provincia di Ravenna (ovviamente la sua parte pianeggiante), che è anche la più nebbiosa della regione ma con precipitazioni meno abbondanti della terza sottozona, quella parte di pianura non compresa nelle zone precedenti e non immediatamente prospiciente alla costa.
La presenza dell’appennino determina, con il sopraggiungere di una perturbazione atlantica la quasi costante insorgenza del foehn appenninico con i venti di caduta da sud ovest, che comprimendo le masse d’aria verso i bassi strati determinano un aumento termico e ampie schiarite. Per contro, in inverno, le nevicate si realizzano con il passaggio di minimi depressionari colmi di aria fredda (nevicate da irruzione per intenderci) ma non quando spira il vento da nord est al suolo come si suole credere abitualmente.
In effetti la bora, percorrendo il mare, alza di parecchio i gradienti e di conseguenza la temperatura nei bassi strati aumenta e dunque le precipitazioni quasi sempre in questo caso si presentano sotto forma di pioggia con neve in montagna dalle medie quote in su. Sono rari i casi di neve con venti da nord-est. In pratica si devono realizzare isoterme alle quote superiori davvero bassissime. Quando il vento gira da ovest invece la temperatura diminuisce e possono eventualmente istaurarsi condizioni per possibili nevicate anche al suolo.
Da escludersi quasi, sia per il riscaldamento globale acceleratosi ulteriormente e drammaticamente in questi ultimi 15 anni, sia per la troppa vicinanza del mare, le nevicate da cuscinetto, cioè quelle determinate dallo scorrimento di aria calda su uno strato freddo pre-esistente in quanto quest’ultimo viene facilmente rimosso dai venti caldi provenienti dall’Adriatico.
Terminiamo con la fascia costiera. Il clima viene mitigato dal mare e le temperature tendono ad essere un po’ più alte in inverno e un pochettino più basse in estate rispetto al resto della pianura. Ovvia la presenza delle brezze costiere. Il mare, data la sua bassa profondità, in inverno può raggiungere una temperatura dell’acqua anche di pochissimi gradi per poi risalire rapidamente nel periodo del semestre caldo su valori abbastanza alti. Sono possibili le mareggiate in inverno anche se non raggiungono l’intensità e la forza di altre zone costiere del territorio nazionale.
Per quanto riguarda il discorso neve, esso è ancor più ridotto, ovviamente per i motivi sopra indicati e si verifica più frequentemente nel riminese, dove non è il vento da nord est che porta la neve (il motivo è sempre lo stesso) bensì quello da nord ovest. In questa zona il vento da sud ovest, il libeccio per intenderci, viene chiamato “garbino” e determina aumenti termici ancora più vistosi che nel resto della regione.
Marco Luca Muratori