Questa rassegna dei microclimi provinciali vuole essere una descrizione minuziosa dell’enorme varietà di situazioni meteorologiche che possono incontrarsi nella nostra regione.
Il clima dell’area in cui è sita Forlì è di tipo continentale ed è caratterizzato da estati calde, poco piovose e piuttosto afose ed inverni freddi ed umidi con nebbie piuttosto frequenti e intense. La stagione con maggiori precipitazioni è l’autunno, mentre in inverno esse diminuiscono in maniera considerevole, anche se si presentano in modo consistente in montagna sotto forma di neve. Un buon numero di volte si verificano nevicate anche in pianura, anche se negli ultimi anni si presentano sempre meno abbondanti e significative. Di solito la neve dura dai 2-3 giorni ad un mese (i residui) e la durata di una singola nevicata è lunga; tra il 10 e l’11 febbraio 1999 ci furono 32 ore di neve ininterrotta, ma di solito comunque dura 10 ore. La neve e le gelate si verificano fino alla fine di marzo e, qualche volta, sino alla fine di aprile. La primavera, dal punto di vista pluviometrico, è simile all’autunno; inoltre, spesso, si hanno forti ed imprevisti “colpi di coda” dell’inverno, con possibili nevicate e gelate. L’estate è caratterizzata da lunghi periodi soleggiati ed afosi intervallati da qualche temporale. L’inverno è caratterizzato da periodi abbastanza lunghi di alta pressione con giorni limpidi e molto freddi (specie se si instaura l’alta pressione Russo-siberiana) o giorni nebbiosi (con l’HP azzorriana o africana) con gelate anche forti ed estese. Le perturbazioni sono abbastanza deboli e di solito si formano sull’Adriatico al momento della discesa d’aria fredda da N/E. Solitamente le nevicate si hanno grazie alle irruzioni fredde da N/E che consentono l’effetto stau, addossando le nuvole sugli Appennini e facendo così perdurare per più tempo le stesse sulla zona in condizioni di freddo piuttosto rilevante al suolo. Meno frequente è l’ “effetto cuscinetto”, fenomeno presente per lo più al N/W che qui al N/E. Questo fenomeno si verifica quando una massa di aria temperata e umida va a sovrapporsi ad uno strato freddo preesistente.
Nella seconda metà degli anni ’80 si registrò la temperatura record di -22°c e nel’96 di -15°c (-10°c di massima). Inoltre non rare sono le temperature attorno ai –6°c/-7°c di minima generalmente a gennaio ( –10°c il 25/01/2000); la temperatura massima record in estate è stata registrata il 22 agosto del 2000 con un valore di ben 39,3°c anche se raramente si sono avuti valori di questo spessore. I venti in primavera sono variabili con prevalenza di nord-ovest e sud-ovest, in estate sono assenti, da nord-est o da sud, in autunno provengono da nord-ovest mentre in inverno si ha prevalenza di nord-est.
A Forlì (e zone ad W sino a Modena), per essere una città di pianura, nevica più intensamente e frequentemente rispetto alle altre città di pianura. Infatti le nevicate sono favorite dal fatto che non è lontanissima dal mare e quindi è investita dai venti di bora, è umida e gli Appennini, piuttosto vicini, riescono a bloccare le nuvole riuscendo a fare rimanere le stesse sopra alla zona per più tempo. Questa concomitanza di fattori rende Forlì una città nevosa, forse la più nevosa d’Italia (seconda solo a Faenza) al suolo come frequenza e qualità, con una media di 5-6 nevicate annue.
Sull’Appennino forlivese c’è la localita scistica di Campigna, la quale fa parte delle Foreste Casentinesi, le foreste più grandi d’Italia, stupenda opera della natura. Sono un grande patrimonio ambientale troppe volte dimenticate ed evitate (in quanto la TV vuole inquadrare la Romagna solo per regione marittima, cosa non vera). L’Appennino forlivese arriva sino a 1.654 metri d’altezza; Campigna è all’altezza di 1065 metri, i campi da sci attorno ai 1500 metri e la loro apertura va, in condizioni favorevoli, da novembre a inizio maggio. A volte sull’Appennino si hanno 2,5 metri di neve ma condizioni di 1,5 metri di neve sono da considerarsi normali.
Provincia:
La provincia di Forlì-Cesena è molto vasta e comprende una svariata sfaccettatura di climi, visto anche che si estende dagli Appennini al mare. A dir la verità il di mare ce ne è ben poco, perché comprende solo 7 km di costa con le tre località di Cesenatico, Gatteo Mare e San Mauro Mare. Dall’altra parte, invece, ci sono gli Appennini, molto più estesi e che rappresentano la parte più imponente dell’Appennino della Romagna, arrrivano a quota 1658 m. con il Monte Falco. Guardano, invece, le coordinate geografiche, la zona più a Nord è Villafranca (9 km dalla Piazza di Forlì), quello più a ovest è Rio Secco (vicino a San Benedetto in Alpe) anche se la zona più a W della pianura si trova a Villanova (6 km dalla Piazza di Forlì). Quello più a Sud sono le Balze (vicino al Verghereto) e il punto più a E è San Mauro Mare.
Passando a parlare delle varie differenze climatiche, si po’ ovviamente individuare le parte appenninica con clima rigido d’inverno con neve anche oltre i 250 cm frequente, la zona marittima e la zona dell’entroterra o continentale. All’incirca il mare influenza i primi 5 km in modo molto significativo, poi in maniera moderato-forte i primi 20 km (sino a Cesena) e in maniera debole e sempre più attenuata i primi 30 km (sino a Forlì). Da Forlì in poi la sua influenza non la si avverte. Per quanto riguarda, invece, l’influenza degli Appennini, questi sono molto importanti per quanto riguarda l’evento del phoen appenninico e per quello dello stau.
Per quanto riguarda l’area di Forlì (essendo vasta la zona, conosco bene il forlivese ma per niente il cesenate) si possono avvertire varie differenze climatiche.
La zona più fredda è la zona N/W, compresa nel quadrilatero Villanova, Villafranca, Durazzanino, Ronco.
Per quanto riguarda la nebbia, questa è presente su tutta la regione, ma con maggiore frequenza su tutta la zona N (mare compreso), visto che tali zone sono più basse) e la zona di Villanova, dove anche in luglio e agosto si può trovare la nebbia.
Per quanto riguarda la piovosità si devono individuare due tipologie. Se si parla di perturbazioni da W/NW e vento da S/W prefrontale o di temporali, la zona migliore è quella S/W, da Villafranca a Forlimpopoli a S dell’autostrada (a volte della Via Emilia), mentre per la situazione migliore (ma più rara) di formazione di minimo sull’Adriatico e aggancio di una perturbazione da W con conseguente richiamo da S/E in quota e da N/E al suolo (configurazione buona anche per alluvioni in Romagna), allora le zone più favorite sono quelle a S/E (da Cesena in giù).
Per quanto riguarda la neve, situazione simile. La neve da cuscinetto ha suoi due punti classici: inizialmente arriva sino a Cosina (2 km a W del confine della provincia) e poi, dopo una sosta del limite neve di 1-2 ore, esso si spinge a E sino a Forlimpopoli. Però, in tale situazione, sono favorite le zone a N/W (le zone anche più fredde). Per quanto riguarda, invece, le ben più belle nevicate da N/E, le zone favorite sono tutte quelle che da Forlì compreso arrivano sino a Gambettola (poi l’influenza del mare è troppo forte e, quindi, fa diminuire molto la frequenza delle nevicate da irruzione da N/E) e molto favorite sono le zone a S della Via Emilia, grazie all’effetto stau.
Per quanto riguarda la sola città di Forlì la si può dividere in 4 settori.
N/W: è la zona più fredda e nebbiosa assieme a quella N/E.
N/E: uguale alla zona di N/W ma meno piovosa e nevosa.
S/W: è la più piovosa e temporalesca.
S/E: nessuna caratteristica evidente.
Per quanto riguarda il vento, se si parla di brezze di monte, allora le zone più soggette a queste sono le zone a ridosso degli Appennini, mentre se si parla di vento (che si ha per via di perturbazioni), la zona più ventosa è quella N/E della città.
Fabio Casadei con alcune parte riadattate da Marco Muratori