Il secondo mese dell’inverno meteorologico che si è appena concluso ha evidenziato caratteristiche meteoclimatiche in leggera controtendenza rispetto a quello che era stato il leit-motiv degli ultimi anni, ovvero mesi centrali dell’inverno assai miti e con freddo praticamente assente se non per periodi molto brevi.

Non dimentichiamo il caldissimo gennaio 2014, che con un’anomalia di temperatura media di ben +3,9°C risulta il più caldo di una serie storica che parte dal 1920. In tal senso il gennaio 2017 rappresenta quasi una novità, ed il mese ha chiuso con temperatura media su base regionale inferiore rispetto al valore climatologico di periodo 1971-2000.

L’anomalia termica negativa è stata di 1,0°C, che pone il gennaio 2017 come il più freddo dal 2010, certamente non un periodo molto profondo (peraltro il gennaio 2010 fu più freddo di circa mezzo grado rispetto a quello del 2017), ma in ogni caso già avere un mese con anomalia termica negativa è di questi tempi una notizia.

Alla determinazione dell’anomalia termica media regionale ha maggiormente contribuito il comparto lughese e faentino laddove l’anomalia si è localmente spinta fino a -1,2/-1,4°C (-1,4°C a Lavezzola ed Alfonsine nel lughese settentrionale), mentre sul comparto forlivese-cesenate e soprattutto lungo la fascia costiera da Ravenna a Rimini esse sono state assai più contenute (tra -0,3 e -0,5°C lungo la costa).

La fase fredda più consistente è occorsa nella prima decade del mese con temperature minime assolute comprese tra -7 e -10°C (picco di -10,8°C il giorno 7 tra Lugo e Barbiano); si tratta in ogni caso di valori ben lontani dai record storici del mese in esame, i quali risalgono quasi ovunque al 1985. Tuttavia, considerando che essi sono stati toccati in assenza di neve al suolo, possono essere ritenuti di buon rilievo.

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Il freddo gennaio 2017 su gran parte del continente europeo (anomalie termiche su base 1981-2010). Fonte: http://www.karstenhaustein.com/

Molti i giorni con temperature minime negative, mentre in nessun caso si sono avute massime inferiori allo zero, quantomeno su pianure e costa; infatti le irruzioni di aria fredda, la principale delle quali è occorsa nella prima decade del mese, sono state accompagnate da masse d’aria secca con prevalenza di giornate serene ed asciutte, fattore che ha contribuito ad una certa risalita dei valori massimi nelle ore del primo pomeriggio.

Nel corso del mese si sono succedute due principali ondate di freddo: la prima nella prima decade che è risultata la più intensa, mentre una seconda, assai più moderata, è intercorsa tra il giorno 15 ed il giorno 19; nessuna delle due è comunque stata in grado di apportare fasi di tempo anche perturbato, se non sui rilievi tra il 15 ed il 17 gennaio.

In merito alle precipitazioni il mese è risultato assai poco piovoso e nevoso (quasi per nulla su pianure e costa), con accumuli pluviometrici mensili che risultano assai modesti e compresi tra i 10 ed i 15 mm su lughese nord-occidentale, e tra i 20 ed i 25 mm sul resto del territorio, andando pertanto a determinare un’anomalia di precipitazione regionale di -50,8%, vale a dire meno della metà dei quantitativi pluviometrici attesi in base alla climatologia.

I fenomeni molto scarsi sono stati determinati dalla prevalenza di campi di alta pressione in associazione ad afflussi di aria secca provenienti dai quadranti settentrionali o nord-orientali, generalmente poco inclini a determinare precipitazioni a parte gli effetti legati all’orografia (stau appenninico).

 

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Le scarse precipitazioni cumulate sul nord Italia nel gennaio 2017. Fonte: http://www.wetteronline.de/

In pianura le nevicate sono state praticamente assenti a parte una fugace comparsa il giorno 13 a Ravenna (1 cm di accumulo al suolo) ed il giorno 15 tra Alfonsine, Lavezzola, Conselice, Massalombarda e fino al territorio imolese, ma con deposito al suolo misurabile solo a Lavezzola (1 cm), Conselice (2 cm); Massalombarda (1 cm); Bagnara (1 cm), fino a salire ai 4-5 cm dei primi rilievi dell’imolese (Riolo Terme, Casola Valsenio).

In ogni caso si è trattato di episodi effimeri, mentre qualche fiocco senza accumuli al suolo si è registrato anche tra i giorni 16 e 17 un po’ su tutta la regione. In questo frangente solo i rilievi appenninici hanno mostrato accumuli di un certo rilievo, specie quelli del forlivese-cesenate, grazie al fenomeno dello stau appenninico, ma con depositi al suolo comunque non eclatanti.

Molte le giornate caratterizzate da venti di bora, particolarmente sul settore orientale e costiero laddove essa è stata particolarmente impetuosa ed insistente tra i giorni 16 e 18, con raffiche fino ad 80 km/h lungo il tratto costiero da Ravenna a Rimini. Pochi i giorni con nebbia a causa dell’assoluto prevalere di masse d’aria secca; solo nei giorni 13 e 31 si è palesato qualche banco sul lughese settentrionale.

Dunque consegniamo agli archivi un gennaio 2017 freddo e poco piovoso/nevoso,con giornate asciutte e limpide e buona visibilità; ma l’aspetto maggiormente caratterizzante questa prima parte di inverno, considerando anche il dicembre 2016, è rappresentato dalle scarse precipitazioni, non solo in pianura ma anche sui rilievi.