La situazione nazionale riguardo all’attuale stato di siccità, con alcune situazioni piuttosto critiche, sta avendo notevole risalto nelle cronache di questi giorni, ed anche la nostra regione è pienamente coinvolta, anche se in forma differenziata in base alle varie aree territoriali.

Occorre peraltro specificare alcuni importanti aspetti: in primo luogo esistono diversi tipi di siccità, ed a tal proposito si suggerisce questo ottimo documento redatto da Arpae:

https://www.arpae.it/dettaglio_generale.asp?id=948&idlivello=1004

Inoltre uno stato di siccità non è detto che derivi unicamente dalla scarsità di precipitazioni in un determinato arco di tempo; altri fattori infatti possono concorrere a determinare uno stato di “siccità” (ovviamente di varie tipologie), ma questo è un tema che eventualmente si affronterà a parte, così come i diversi indicatori che possono classificare un certo periodo come siccitoso.

La situazione attuale, certamente più seria in Emilia rispetto alla Romagna, ha origini, per così dire, lontane, ovvero il verificarsi di precipitazioni decisamente inferiori alla norma climatologica si trascina da dicembre 2016, ovvero da 8 mesi (includendo anche luglio che, salvo imprevisti, chiuderà anch’esso assai sotto media), durante i quali, con la sola eccezione di febbraio e maggio 2017 (ma essenzialmente in Romagna), la piovosità è stata costantemente più bassa rispetto alle attese derivate dai valori medi climatologici trentennali.

Restringendo il campo di osservazione alla sola Romagna, ed unicamente sotto il profilo della piovosità, il grafico seguente è piuttosto eloquente:

mesi

Anomalia percentuale di precipitazione dicembre 2016-giugno 2017 in Romagna. Fonte: campione di 20 stazioni con serie storica almeno trentennale

In esso di può notare come da dicembre 2016 a giugno 2017, solo febbraio (+36,9%) e maggio (+9,8%) hanno mostrato piovosità superiore alla norma climatologica, peraltro con maggio solo di poco sopra le medie di riferimento. Al contrario i restanti mesi sono stati caratterizzati da precipitazioni scarse o molto scarse, con alcuni di essi che hanno mostrato un deficit notevole: Dicembre 2016 -66,4%; gennaio 2017 -50,8%; marzo 2017 -66,1%.

Inoltre aprile e giugno 2017, pur con anomalie negative più contenute, mostrano un deficit tra il 32 ed il 40% circa, che è pur sempre più di un terzo in meno delle piogge attese.

Se consideriamo il periodo di 7 mesi compreso tra dicembre 2016 e giugno 2017 si ha un valore medio percentuale di anomalia pluviometrica di ben il 29,8%, in pratica un terzo in meno del valore climatologico atteso (in questo caso il riferimento è al trentennio 1971-2000).

Insomma i dati romagnoli di pluviometria giustificano ampiamente la condizione attuale, e teniamo conto del fatto che in Emilia è andata anche peggio, essendo mancate anche le piogge di febbraio e maggio (quantomeno in buona parte ed in vaste aree).

A tutto ciò dobbiamo aggiungere le temperature molto elevate osservate praticamente senza soluzione di continuità per l’intero periodo ad eccezione del solo mese di gennaio 2017. Tale aspetto ha contributo ad aggravare sensibilmente gli effetti delle scarse precipitazioni incrementando i valori di evapotraspirazione media giornaliera, in particolare da marzo ad oggi, con le inevitabili conseguenza sulla disponibilità idrica dei suoli.

E veniamo all’estate attuale: una estate caldissima e davvero poco piovosa, aspetto che non fa altro che aggravare la situazione.

Nell’immaginario collettivo la stagione estiva, oltre che calda, è intesa come un trimestre con precipitazioni molto scarse se non nulle. Ma ciò non corrisponde al vero, o almeno solo in parte.

In epoche passate, anzi, la stagione estiva non era la più secca dell’anno, essendo al secondo posto dopo l’inverno. Infatti una caratteristica dei climi sub-continentali temperati o continentali temperati, come quello della pianura padana, è il verificarsi di un picco di piovosità nelle stagioni intermedie (primavera ed autunno), ed un picco minimo nelle due stagioni principali (inverno ed estate), ma con estate leggermente più piovosa dell’inverno grazie alla frequente attività temporalesca, e con particolare riferimento ai mesi di giugno ed agosto, mentre il solo luglio era un mese effettivamente asciutto.

Solo a partire dal nuovo millennio, con le inevitabili conseguente del climate change (leggi riscaldamento globale), i ruoli si sono invertiti, con l’estate che effettivamente è diventata la stagione più secca dell’anno (il riferimento è alle zone di pianura e costiere).

I temporali, benché mediamente più violenti sono diminuiti in frequenza (ma solo in estate, e stanno invece aumentando nelle altre stagioni), causa netto prevalere per lunghi periodi di promontori anticiclonici subtropicali in quota di estrazione nord-africana che rendono molto stabile e secca l’atmosfera (escludendo gli strati più bassi), e per il fluire a latitudini sempre più settentrionali del flusso occidentale atlantico che porta in estate i periodi instabili.

Pertanto è normale che in estate non piova molto o comunque non spesso; ma è assai meno normale che piova pochissimo ed in rare occasioni, come invece sta accadendo nel nuovo millennio a parte isolate eccezioni.

I dati confermano tutto ciò: dal 2000 al 2016 su 17 estati ben 14 hanno visto precipitazioni in Romagna più o meno inferiori alla norma, con la sola eccezione del 2002, del 2005 e del 2014.

Il grafico che segue è piuttosto eloquente in merito:

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Anomalia percentuale di precipitazione estiva dal 2000 in Romagna. Fonte: campione di 20 stazioni con serie storica almeno trentennale

In esso si nota come in diverse occasioni si sia sfiorato un deficit pluviometrico estivo del 50%, ma con alcune stagioni, come 2003 e 2012, durante le quali tale soglia è stata ampiamente superata, rispettivamente con -61% (2003) e -72% (2012, l’estate più secca dal dopoguerra). Peraltro solo l’estate 2002 (+52%) fu assai più piovosa rispetto alla norma, mentre quelle del 2005 (+16%) e del 2014 (+28%) lo furono in misura più contenuta.

Il deficit percentuale medio del periodo 2000-2016 corrisponde ad un -22%, vale a dire che poco meno di un quarto di normali precipitazioni estive sono andate “perse”. E se consideriamo che tutto ciò si associa a stagioni caldissime, il quadro, oltre che completo, è alquanto allarmante. Quindi: in estate non deve piovere molto, ma non deve nemmeno piovere mai, ed in questo periodo climatico le precipitazioni estive stanno diventando davvero troppo scarse.

Uno quadro al quale dovremo tuttavia abituarci, poiché gli scenari climatici previsti per i prossimi decenni pongono l’accento proprio su estati sempre più calde (e lunghe) e via via meno piovose.