Clipboard01qual è il vero significato del concetto di “tempo di ritorno”? troppo spesso dopo alluvioni, tempeste di vento, terremoti ed altri eventi estremi la gente comune, ma anche i media, fa confusione sul vero significato  questo concetto dando anche appiglio a chi deve gestire il territorio per giustificare mancanze di prevenzione e pianificazione; cerchiamo dunque in questo articolo di fare un po’ di chiarezza.

Il territorio dell’Emilia Romagna, ma non solo (vedi gli ultimi nubifragi in Sicilia), è stato ripetutamente colpito da alluvioni disastrose. Basti pensare, negli ultimi 18 mesi, a 4 grandi alluvioni estese, quella di Modena del gennaio 2014, in Romagna a settembre 2014, nel Parmense nell’ottobre sempre 2014 ed infine quella del piacentino nel settembre 2015.  Si è così parlato di “piena centenaria”, “alluvione mai vista”, “eventi così capitano ogni 500 anni”, e altro ancora.

Al di la delle cause specifiche, non solo meteorologiche, legate alla cura e manutenzione del territorio, è indubbio che stiamo vivendo una “nuova normalità” in cui le precipitazioni intense non sono più l’eccezione ma la norma. Colpa dei cambiamenti climatici? Se da un lato il riscaldamento globale è inequivocabile e in gran parte dovuto alle attività umane, più complesso il discorso riguardo alle precipitazioni. Ne avevamo già parlato, il singolo evento non può essere “attributo” al climate change”, ma l’aumento e ripetersi di “singoli eventi” come questi ed altri (esempio, le ondate di caldo) è proprio in linea con gli scenari più pessimistici di cambiamenti climatici.

Il cambiamento climatico però non deve diventare una scusa per le mancate politiche di prevenzione e cura del territorio, infatti, al di là dei cambiamenti climatici, c’è una cosa che pochi sanno (salvo i tecnici del settore) e che spesso genera confusione: il vero significato del concetto di “tempo di ritorno”.

 

 

Al di là della matematica e statistica che vi sta dietro, infatti, non è corretto dire, vedi alcuni titoli dopo l’alluvione di piacenza “piogge eccezionali: eventi così accadono ogni 500 anni”, perché il “tempo di ritorno” in realtà è una ricorrenza media, connesso a una probabilità.

 

Definizione di “tempo di ritorno” dal NOAA National Center for Environmental Information (NCEI, but formerly NCDC) webpage:

 

… È un modo statistico di esprimere la probabilità di qualcosa che accade in un dato anno. Un evento (tempesta, alluvione terremoto o altro) con tempo di ritorno pari a “100 anni” ha l’1% (= 1/100) di probabilità di accadere in un dato anno. Un evento con tempo di ritorno pari a “500 anni” ha lo 0,2% (= 1/500) di probabilità di accadere in un dato anno…

 

Ovvero, un evento “ventennale”, “centenario”, “ogni 500 anni”, “millenario” non significa che si verifica esattamente ogni 20, 100, 500 o 1000 anni (o al termine di questi periodi), ma che ha una frequenza media di una volta ogni 20, o 100 o 500 o 1000 anni. E ogni anno, vi è una probabilità di 1/20, 1/100, 1/500 o 1/1000 che si verifichi. Ancora meglio rende il concetto statistico di tempo di ritorno pensare che l’evento centenario si presenta mediamente 10 volte in 1000 anni. Se l’analisi statistica è significativa, quell’evento ha un senso. Non sappiamo pero quando questo evento si presenta all’interno dell’orizzonte temporale di 1000 anni. Questo, indipendentemente dai cambiamenti climatici o dal fatto che si sia verificata l’anno (o il mese) prima.

Insomma, un evento “millenario” può benissimo verificarsi due anni di seguito, poi mai più per 2000 anni, ma meglio ancora rende l’idea del concetto una tools on line del NWS NOAA americano, qui facendo qualche test scopriamo per esempio che nei prossimi 10 anni c’è il 2% di probabilità di una piena con tempo di ritorno di 500 anni, e nei prossimi 20 ben del 3.9%, che se ci pensate non è poco.

Addirittura, nei prossimi 50 anni (sembrano molti, ma opere come strade, ferrovie, insediamenti urbani o industriali devono avere orizzonti anche più lunghi e lungimiranti) la probabilità di un evento “millenario”, per esempio sul fiume Secchia o sul Panaro, o sul Po, sale al 4.9%. Un po’ insomma come giocare a una lotteria, dove il premio è… una catastrofe!

Per vedere, a titolo di esempio, cosa causerebbe una piena “centenaria” o “bicentenario” del fiume Secchia, guardate qua: anche con le casse d’espansione e corretta manutenzione del territorio, il nuovo scalo merci e la galleria artificiale ferroviaria di Modena andrebbero sott’acqua in breve tempo, e in un paio d’ore l’acqua arriverebbe alla Madonnina!

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E questo, si badi bene, senza considerare che coi cambiamenti climatici i “tempi di ritorno” stanno perdendo un po’ anche il loro significato statistico a causa della non-stazionarietà del clima. Del resto, era annunciato, perciò se è pur vero che stiamo assistendo ad una “nuova normalità”, il fatto che ci sia, in molti eventi, la concausa del cambio climatico non deve essere una giustificazione ma anzi un’aggravante della mancata prevenzione, sia come difesa e cura del territorio, sia per prevenire i cambiamenti climatici dannosi ormai in corso e di cui si discute, vedi il numero della prossima conferenza, “COP 21”, da oltre due decenni.

 

Approfondimenti: Forbes, What Does A ‘100 Or 1000-Year Rain Event’ Actually Mean?

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