Si tratta soltanto di quattro giorni, però la differenza esiste. Proviamo a spiegare il perché.

In un altro articolo, abbiamo parlato della differenza tra stagione astronomica e stagione meteorologica. Tornando alle stagioni astronomiche tutti sappiamo del loro inizio: 21 marzo la primavera, 21 giugno l’estate, 23 settembre l’autunno e 21 dicembre l’inverno. Dunque: perché l’autunno inizia il 23 settembre di fatto “allungando” l’estate astronomica di due giorni? Le lunghezze delle stagioni infatti sono le seguenti:

Primavera: 92 giorni

Estate: 94 giorni

Autunno: 89 giorni

Inverno: 90 giorni (91 in caso di anno bisestile)

Il semestre caldo (primavera-estate) conta perciò 186 giorni contro i 179 (o 180) del semestre freddo. Il tutto è dovuto alla rotazione della terra intorno al sole. Il nostro pianeta infatti, descrive come sappiamo un’orbita ellittica ma in un modo leggermente irregolare tenendo la nostra stella non esattamente al centro. Il tutto viene descritto dalla figura che abbiamo allegato.

161_Orbitaterra

In pratica succede questo: in inverno il sole si trova più vicino alla terra e perciò per legge fisica la terra è costretta ad aumentare la propria velocità, “scappando via” più rapidamente. Al contrario, quando in estate si trova più lontana ecco che rallenta la propria velocità ed ecco perciò spiegata la maggiore durata delle stagioni calde. Ricordiamo che per l’emisfero australe le stagioni sono esattamente l’opposto delle nostre e perciò verrà riscontrata una maggiore durata del semestre freddo a discapito di quello caldo.

Si è detto che le in inverno il sole è più vicino alla terra ma allora perché fa freddo? La durata delle giornate è determinata dalla inclinazione dell’asse terrestre rispetto al sole. Ma essa determina anche l’inclinazione dei raggi della nostra stella che provengono su di noi. E’ molto più importante infatti l’inclinazione dei raggi rispetto la loro vicinanza.

A tal proposito proviamo a fare un velocissimo esperimento. Accendiamo una candela. Mettiamo una mano sopra alla fiamma preoccupandoci di tenerla perpendicolare all’asse verticale della candela, magari stando un pochino distanti per evitare di prendersi sciocche bruciature. Noteremo comunque che il calore si sente nettamente su tutta la superficie inferiore della mano anche se ci si trova abbastanza distanti. Ora proviamo ad inclinare, diciamo di 45 gradi il palmo della mano mantenendo la stessa distanza in cui la mettevamo prima e noteremo che di caldo ne sentiremo in misura minore.

Marco Luca Muratori