L’Estate, iniziata benissimo dal punto di vista climatico, ha visto un inizio tutt’altro che roseo sulla riviera ravennate. Tra contestazioni a causa delle multe domenicali selvagge, le abbondanti piogge di fine maggio che avevano provocato il divieto di balneazione a causa di acque “inquinate” per gli scarichi fognari, la situazione era un pò tesa. Adesso ci si mettono anche le Zanzare e le mosche.
In realtà il problema Zanzare interessa tutta la nostra regione ma, negli ultimi giorni, sono state tantissime le segnalazioni di una vera e propria invasione in molti lidi, specialmente nel ravennate.
Nel ravennate il problema è maggiore a causa delle pinete, parchi e specchi d’acqua: habitat naturali per la proliferazione delle zanzare.
Ho testato personalmente l’incubo zanzare poche sere fa a Pinarella: una vera invasione, meno male che avevo una protezione idonea! Negli ultimi giorni, inoltre, si è verificata una situazione mai vista, dicono gli operatori turistici delle spiagge di Marina di Ravenna: ombrelloni, tavolini ed anche ampie zone interne degli stabilimenti tappezzate da centiniaia di mosche! Una situazione davvero fastidiosa, soprattutto per i turisti.
IL CLIMA NON AIUTA
Gli inverni meno freddi, una primavera decisamente mite e molto piovosa aiutano molto questi insetti a nascere e riprodursi in maniera selvaggia già da Aprile/Maggio. Non è raro poi vedere zanzare fino a Ottobre e parte di Novembre a volte!
Ed il Globalwarming (info nell’articolo di Luca Lombroso ) aiuterà sempre più la diffusione di questi insetti, e magari di nuovi, provenienti dai paesi più caldi, o meglio, che una volta erano più caldi di noi ed adesso siamo ai lori livelli ,o quasi.
Nelle città si stima che ci siano il 70% dei focolai di zanzare in aree private quindi la prevenzione del cittadino è fondamentale.
Il cittadino ha quindi un ruolo fondamentale nel controllo della riproduzione delle zanzare.
Ecco i consigli da seguire per evitare la nascita e lo sviluppo delle larve:
– eliminare i sottovasi (o comunque non lasciare ristagnare l’acqua) e moderare le annaffiature;
– impedire i ristagni di acqua piovana sui teli e sugli oggetti esposti all’aperto;
– verificare periodicamente che le grondaie ed i pozzetti delle acque piovane e le canalette di scorrimento delle acque in eccesso, siano ostruite;
– non lasciare all’aperto contenitori che possano raccogliere acqua (barattoli, ciotoli per animali, piscine gonfiabili, giochi per bambini, pneumatici) e tenere rovesciato l’annaffiatoio;
– coprire bidoni,secchi; cisterne e vasche con coperchi ermetici, teli ben tesi o reti zanzariere.
E seguire le previsioni, ovviamente le nostre, è fondamentale in questi casi: appuratevi che sia bel tempo per qualche giorno quando fate qualche trattamento perchè in caso di pioggia esso è da ripetere.
Queste misure di prevenzione sono utili anche per combattere le zanzare comuni, che hanno un ciclo di vita simile alla tigre. Per proteggersi dalle punture, si suggerisce di indossare abiti chiari, mettere zanzariere alle finestre, chiudere i finestrini delle auto in sosta, usare prodotti repellenti, evitare i profumi. Il breve ciclo di vita della zanzara tigre è caratterizzato da quattro fasi. Le uova vengono deposte sulle pareti del contenitore a pelo d’acqua e la schiusa delle uova avviene dopo qualche giorno quando scivolano dentro l’acqua. Le uova deposte a fine autunno riescono a sopravvivere alla basse temperature dell’inverno per poi schiudersi a primavera, grazie alla luce ed al calore. Dalle uova sommerse in acqua fuoriescono le larve, che vivono in acqua, si nutrono di particelle e di altri microrganismi e respirano grazie al sifone. Si allungano progressivamente 8 da 1 a circa 10mm) fino a trasformarsi in pupa; in questa fase l’insetto compie una completa metamorfosi per poi emergere come adulto. La femmina (con apparato boccale pungitore) vive in media tra i 20 ed i 35 giorni e può deporre varie serie di uova; ogni deposizione comporta un quantitativo tra 50 e 100 uova. In piena estate questo ciclo completo può compiersi in soli 7-10 giorni; quindi anche una minima raccolta d’acqua che si mantenga per più di 6 giorni può trasformarsi in un focolaio di infestazione.