Indubbiamente nell’immaginario collettivo è ben consolidata l’immagine del Natale ammantato di bianco, che rende ancora più suggestiva la ricorrenza. Infatti abbondano, nei messaggi augurali oramai essenzialmente virtuali, paesaggi nei quali il candore della neve, al suolo o più spesso precipitante, orna ed abbellisce il panorama.
Se da un lato questo aspetto può essere considerato quasi normale in montagna, dall’altro è molto meno supportato dai dati in riferimento alle aree di pianura, per le quali, oggettivamente, il bianco Natale rappresenta una rarità, anche in virtù del fatto che il periodo natalizio non cade nella fase stagionale statisticamente più nevosa dell’anno.
Per quanto concerne la pianura romagnola i dati di nevosità delineano un quadro che mal si addice alla convenzione del “bianco Natale”, essendo esso assai più frequentemente o “grigio” o nella migliore delle ipotesi “luminoso”. Insomma il Natale bianco non rientra affatto nelle caratteristiche climatologiche della nostra pianura, essendo una evenienza alquanto rara.
Ciò non toglie che comunque rappresentare il Natale con la neve ne aumenta indiscutibilmente il fascino, pertanto si tratta di uno stereotipo bene accetto.
Ma veniamo a qualche particolarità regionale (Romagna) il relazione a questo aspetto, tendendo ben presente che il riferimento è esclusivamente diretto alle zone di pianura.
Dal 1880 ad oggi (135 anni) solo in 10 casi, pari al 7,5% circa, il periodo strettamente natalizio (24-26 dicembre) è stato caratterizzato da nevicate in atto od occorse nelle 24 ore precedenti o successive il giorno 25, con il deposito di almeno 1 cm di neve al suolo.
Un Natale coi fiocchi si ebbe nei seguenti periodi:
25-26/12/1899
25/12/1926
24/12/1928
24-25/12/1940
24-25/12/1961
24-25/12/1962
25/12/1963
24/12/1970
25-26/12/1993 (episodio molto debole ma con alcune aree che superarono il cm)
26/12/2001
Ovviamente il numero di periodi natalizi con neve al suolo risulta superiore allo scarno prospetto di cui sopra, ma in molti casi si trattò di residui al suolo di nevicate occorse molti giorni prima del Natale, e quindi non sono stati presi in considerazione.
Nell’elenco spicca una curiosa concentrazione di episodi all’inizio degli anni ’60, durante i quali per tre volte consecutive si ebbe un bianco Natale (1961-1962-1963), mentre particolarmente suggestiva fu la notte di Natale (tra il 24 ed il 25 dicembre) del 1963 quando la nevicata si verificò proprio in quel momento, con un tempismo praticamente perfetto.
Il Natale più freddo e nevoso fu certamente quello del 1940, con abbondante copertura nevosa associata ad una severa ondata di gelo (temperature minime fino a -17/-19°C su diverse aree di pianura interna).
Il bianco e gelido Natale 1940. Fonte: NOAA 20th Century Reanalysis plot wetterzentrale
Insomma, il Natale con la neve fresca nella nostra pianura è un evento alquanto raro, essendo i mesi di gennaio e febbraio quelli più inclini ad essere interessati da nevicate.
A tal proposito dai dati relativi ad alcune località pianeggianti della Romagna si evince come effettivamente le neve giù dalla seconda decade di dicembre aumenti discretamente di frequenza, tuttavia il periodo strettamente natalizio è uno dei meno interessati, essendoci una maggiore densità di eventi tra la fine della seconda decade e l’inizio della terza di dicembre (es. dicembre 2009), oppure verso gli ultimi giorni della terza decade (quindi più bianco Capodanno che non bianco Natale).
Il grafico seguente sintetizza la frequenza percentuale della neve sulla pianura romagnola distinta per decadi, ricordando che in ogni caso la neve è un evento non particolarmente frequente nelle nostre zone, e quindi mal di presta ad elaborazioni statistiche.
Frequenza % sul totale di giorni con neve nella pianura romagnola dal 1920. Fonte: Annali Idrologici SIMN ed Arpa.SIMC
Come si può notare la decade più nevosa in assoluto è la seconda di gennaio col 15.8% dei casi di neve con almeno 1 cm al suolo; seguono la terza decade di gennaio col 13.2% sul totale e la prima decade di gennaio col 12.7% dei casi.
In pratica il mese più nevoso dell’anno è quello centrale dell’inverno e ciò collima con l’aspetto termico, essendo lo stesso mese anche il più freddo.
In questa particolare “hit parade” al quarto posto si piazza la seconda decade di febbraio con l’11.5% dei casi, cui seguono la terza decade di dicembre e la prima decade di febbraio a pari merito col 9.9% sul totale. In pratica le decade più nevosa di dicembre è la terza, ma viene a rispettabile distanza dalle 3 di gennaio e dalla seconda di febbraio, a conferma che dicembre non è il “re” della neve, quantomeno sul nostro territorio.
Un drastico calo nella frequenza di nevicate si ha nella terza decade di febbraio (appena il 5.1% sul totale), la quale risulta meno interessata rispetto alla seconda decade di dicembre (8.4%).
Interessante infine notare come dopo un minimo relativo nella terza decade di febbraio si abbia una ripresa dei giorni con neve nella prima decade di marzo, frutto di numerosi episodi proprio negli ultimi 10-15 anni (2004-2005-2006-2010-2011).
Dunque, alla luce delle sopra esposte minime considerazioni, quando avremo un Natale veramente bianco dovremo pensare ad una gradita (o sgradita a seconda dei gusti) eccezione e non ad una regola. Ma anche l’immaginazione vuole la sua parte, e quindi che Bianco Natale sia. Basta lavorare un poco di fantasia ed il gioco è fatto.
P. Randi