L’atmosfera, si sa, non ha confini. Alle masse d’aria non serve il passaporto per viaggiare dalla Siberia alle Alpi in occasione delle irruzioni di aria fredda, è altrettanto non occorre il permesso di soggiorno per intraprendere un lungo viaggio dall’entroterra sahariano alle coste del Mediterraneo.
Ma questa volta, e il caso di dirlo, l’invasione dall’Africa è veramente prolungata e massiccia. Da giorni, complice l’aria umida, i cieli sono grigi e il soleggiamento è scarso per un mix di nebbie e nubi basse sulla pianura padana. Ma il colore del cielo di questi giorni è dettato anche da un altro fattore, l’enorme quantità di polveri sahariane (impropriamente dette sabbia) in sospensione nell’atmosfera. Già da giorni infatti è in corso questo afflusso da sud, catturato anche nell’immagine dello strumento MODIS a bordo dei satelliti Terra e Aqua della NASA. Come si vede, il giorno 3 aprile un vero e proprio “fronte di sabbia” (o più correttamente di polvere) muoveva dal Golfo della Sirte verso il sud Italia, ma già altra polvere, meno visibile, era in sospensione lungo l’Italia. Una cosa noteranno i più esperti, il fronte di polveri sahariane è sostanzialmente coincidente col fronte caldo, ed in particolare segue la corrente a getto subtropicale. Da questa infatti è avvenuto il trasporto e dalle turbolenze nell’entroterra sahariano si è innescato il sollevamento delle polveri. Non bastano infatti i venti da sud per trasportare polveri, ma occorre anche che nelle zone desertiche molti verticali trasportino il particolato dalla superficie alle quote medio alte.
Ora, l’irruzione di polveri sahariane non solo prosegue ma raggiunge il suo culmine, e interesserà anche quasi tutta l’Europa centro-orientale, addirittura fino alle coste del mare del Nord. Complici le piogge e temporali attesi giovedì e venerdì, oltre al “carico di polveri”, dust load in gergo tecnico, che ha valori incredibili, fino a 3500 mg/m2 nelle regioni balcaniche, vi sarà anche deposizione al suolo, e in particolare “wet deposition” ovvero deposizione umida, associata alle piogge appunto. Il modello greco skiron che vedete qui stima circa 800 mg/m2 nella mappa che vedete, alle ore 6 di venerdì mattina Proviamo a fare una stima, grossolana, di quanta polvere si depositerà? Su un campo da calcio circa 5 kg di sabbia! Sull’intera regione Emilia romagna, si depositeranno, se non ho sbagliato i conti, comunque molto approssimati, circa 17000 tonnellate di polveri sahariane! Se volete rifare i conti e verificare, e me lo segnalate, mi fate un favore, potrei essermi sbagliato, è facile perdersi nei grandi numeri. 
Numeri che non devono comunque preoccupare o spaventare, perché il trasporto è di origine più che naturale. Tante le implicazioni sul clima e sul tempo di questi fenomeni, su cui ora non mi addentro, piuttosto, riflettiamo su alcune cose. L’atmosfera non ha confini, i confini li mette l’uomo, ma quando esistono differenze di pressione le masse d’aria si mettono appunto in moto, ignorando i confini naturali. Altrettanto avviene per le masse umane, quando le differenze sociali ed economiche accentuano i contrasti, l’uomo si sposta dalle zone più povere a quelle più ricche. E nulla potrà fermarle. L’unico modo per fermare questi moti, è attenuare le differenze.
Oggi dal Sahara arriva la sabbia, o meglio, tecnicamente, polvere. Ma negli anni 1960 la Francia nel Sahara faceva esperimenti con le bombe atomiche. 
Infine, i trasporti di polveri sahariane contribuiscono alle concentrazioni di PM10, le polveri sottili legate all’inquinamento. Ma attenzione che non sono queste la causa dell’inquinamento urbano, la causa prevalente, val la pena sottolinearlo, sono attività umane. Non si prendano dunque a scusa le polveri sahariane per giustificare l’aumento dell’inquinamento atmosferico.
L’atmosfera non ha confini, i confini li mette l’uomo. l’anticiclone africano non ha bisogno del permesso di soggiorno. Sul pianeta terra, nessuno è clandestino