Si è appena concluso l’anno 2017 e quindi annotiamo qualche breve considerazione di ordine climatologico per quanto concerne il territorio romagnolo: l’anomalia di temperatura media annua (vs. valore trentennale 1971-2000) è stata di +1,4°C che corrisponde al secondo anno più caldo, a pari merito con il 2015, su una serie storica che parte dal 1950, nella quale primeggia ancora il rovente 2014 con anomalia di +1,8°C.
Da rilevare come fino al 2013 le anomalie termiche annue positive non avevano mai superato la fatidica soglia del grado, mentre dal 2014 ciò avviene con disarmante regolarità, come confermato dal grafico sottostante.

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Trend di anomalia di temperatura media annua in Romagna dal 1950. Fonte: archivio P. Randi su dati annali idrologici, reti ARPAE, AM ed ASMER

Rimarrà negli annali della climatologia regionale il periodo dal 2 al 6 agosto, con tutti i record di temperatura massima assoluta abbattuti, anche sui rilievi (in qualche caso anche i valori minimi), in prevalenza il giorno 4, quando su vaste aree della Romagna furono superati i 42°C con picchi locali fino a 43°C tra ravennate sud-occidentale e forlivese, valori che non ebbero nemmeno nelle tremende, seppure più prolungate, ondate di caldo dell’estate 2003 e di quelle del 2012 e 2015.
Nel corso del 2017 solo 2 mesi su 12 hanno mostrato anomalie di temperatura media mensile negative: ovvero gennaio (-1,0°C) e settembre (-0,9°C).

In merito ai mesi anormalmente più caldi spiccano quelli di giugno (+3,4°C); marzo (+2,9°C), febbraio (+2,3°C); ed agosto (+2,2°C).
Una sola ondata di freddo di rilievo (contestualmente al periodo attuale, 30-40 anni fa sarebbe passata inosservata), occorsa tra la prima e la seconda decade di gennaio, con qualche locale picco di temperatura minima intorno o di appena inferiore ai -10°C (aree rurali di lughese e faentino); mentre si è perso il conto di quelle calde (in estate) o particolarmente miti (es. febbraio).
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, ed anche l’anno appena trascorso non ha fatto altro che confermare il trend climatico in atto indirizzato verso un preoccupante aumento delle temperature.

Anche salendo di quota fino a circa  i 1500 m  (piano isobarico di 850 hPa) troviamo una situazione simile, con temperatura media annuale di 7,8°C (da radiosondaggi S.P. Capofiume) che corrisponde al quarto valore più elevato dal 1989 dopo il 2012, 2014 e 2015.
Anomalia di +1,0°C rispetto al valore climatologico (1981-2010; per gli anni antecedenti il 1989 si è fatto ricorso a dati di reanalisi).

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Trend di temperatura media annua sul piano isobarico di 850 hPa. Fonte: elaborazione dati RS di San Pietro Capofiume (BO) by ARPAE

Il 2017 sì è anche distinto per la scarsa piovosità nonostante un tentativo di parziale recupero in extremis (autunno che è risultato leggermente più piovoso del normale nonostante un ottobre molto secco, ma con uno dei mesi di novembre più piovosi in assoluto).
Infatti è mancato all’appello circa il 20% delle precipitazioni annue climatologicamente attese, anche se in passato in alcuni casi andò decisamente peggio (es.1971, 1983, 1985, 1988, 2007, 2011).

Precipitazioni cumulate sensibilmente al di sotto della norma (1971-2000) si sono avute in gennaio (-51%), marzo (-66%); giugno (-40%); luglio (-89%) ed ottobre (-61%). Solo nei mesi di febbraio, maggio, settembre e novembre gli apporti piovosi sono risultati al di sopra della norma, sebbene solo di poco eccetto novembre (ben +100% di pioggia cumulata, ovvero il doppio del valore climatologico).

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Anomalie pluviometriche mensili (%) del 2017 in Romagna. Fonte: archivio P. Randi su dati reti ARPAE, AM ed ASMER

A livello stagionale annoveriamo tre stagioni su quatto con notevoli deficit pluviometrici: inverno -27%; primavera -30%; estate -62%, mentre il solo autunno è stato caratterizzato da un 16% in più di precipitazioni, peraltro ampiamente insufficienti per bilanciare gli ammanchi delle stagioni precedenti.
Occorre tuttavia precisare che l’asciutto 2017 segue i quattro precedenti anni che videro piovosità superiore al normale (2013-2014-2015-2016), sebbene con cattiva distribuzione spaziale e temporale dei fenomeni e con elevato contributo di tipo convettivo.
Praticamente assenti le nevicate in pianura e costa ad eccezione di fugaci comparse in gennaio (intorno alla metà del mese) su lughese settentrionale, il giorno 13 novembre su area faentina, ed il 20 dicembre su riminese.
Scarsa ma sovente intensa l’attività temporalesca, al punto che il 2017 può essere considerato l’anno dei “downburst”, ovvero violente raffiche di vento di tipo lineare e con forte componente discendente che si sviluppano in seno a severe formazioni temporalesche, e che possono superare ampiamente i 100 km/h.
Infatti si ricordano le date del 28 giugno (120 km/h nell’area di Ravenna); 9 luglio (100 km/h su lughese settentrionale); 11 luglio (oltre 100 km/h tra i comprensori di Conselice ed Alfonsine); 6 agosto (80 km/h su lughese settentrionale); 10 agosto (il più severo con notevole estensione territoriale e con raffiche fino a 120-130 km/h tra lughese, faentino e forlivese).
Archiviamo pertanto un 2017 molto caldo e poco piovoso, con precipitazioni particolarmente scarse fino a tutta l’estate; aspetti che comunque hanno accomunato tutto il territorio regionale compresa anche l’Emilia, laddove la siccità è stata ancora più grave, specie sulla parte occidentale.