6 settembre 2016: forti temporali con violente raffiche di vento e gravi danni in Emilia

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Alan Fabbri

Nella giornata del 6 settembre un fronte temporalesco di tipo multicellulare lineare (QLCS) ha attraversato l’Emilia da nord-est a sud-ovest provenendo dal basso Veneto, accompagnato da intensi rovesci di pioggia, qualche chicco di grandine, ma soprattutto da violente raffiche di vento, le quali in più di una circostanza hanno superato i 100 km/h determinando importanti danni anche alle infrastrutture (dei quali si è ampiamente occupata la cronaca locale).

Ancora una volta, tuttavia, il termine tromba d’aria è subito comparso su giornali ed in generale sui media, ma anche in questo caso di tromba d’aria non si è affatto trattato. Ribadiamo che classificare un evento di tempo severo come “non tromba d’aria” (o tornado) non significa affatto sminuire la portata dell’episodio o sottostimarne la severità come erroneamente si tende a pensare. Si tratta solamente di classificare correttamente un determinato fenomeno atmosferico.

I forti venti che hanno flagellato vaste zone del modenese (ma non solo) vanno infatti ricondotti al fenomeno del downburst (violente raffiche lineari di vento con forte componente diretta dall’alto che si innescano, in determinate condizioni, in seno a sistemi temporaleschi), cui si è sommata la componente di vento “sinottico” da nord-est (bora). Non a caso in altri comparti della regione, pur in assenza di passaggi temporaleschi, si sono avute raffiche da nord-est sovente superiori ai 50 km/h.

Tornando ai forti venti occorsi sul modenese, alcuni dati registrati da stazioni sparse sul territorio indicano raffiche massime superiori ai 100 km/h provenienti da nord-est o da est-nord-est.

Sotto i danni immortalati da Alan Fabbri nel ferrarese occidentale al confine con il modenese.

Ad esempio una stazione di rilevamento ubicata a San Prospero (MO) ha rilevato una raffica massima di ben 112,7 km/h, corrispondente al grado 11 (tempesta violenta o fortunale) della scala internazionale Beaufort; ma in altre zone (es. Modena) i valori sono stati superiori a 90 km/h (grado 10 della scala Beaufort, tempesta).

Se andiamo a vedere gli effetti che possono avere raffiche di questa portata annotiamo:

Grado 10 Beaufort: Sradicamento di alberi. Considerevoli danni strutturali.

Grado 11 Beaufort: Vasti danni strutturali.

Dunque, non serve un tornado per sradicare alberi o per scoperchiare o danneggiare qualche fabbricato, ma bastano ed avanzano anche intense raffiche determinate ad esempio da downburst associati a severi sistemi temporaleschi.

Tra l’altro venti di questo tipo interessano generalmente aree alquanto vaste, come puntualmente verificatosi nella giornata di ieri, e quindi l’ammontare dei danni può essere superiore a quelli prodotti da singoli tornado, i quali interessano generalmente zone assai ristrette.

Sotto i danni al tetto della caserma dei Vigili del Fuoco a Carpi

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Andrea Artioli

I forti venti osservati sono da ricondurre all’arrivo da nord-est di un QLCS (Quasi Linear Convective System) di origine frontale; non un fronte a scala sinottica, ma un fronte alla mesoscala determinatosi in seno a particolari condizioni che chiamano in causa l’orografia alpina e la presenza del vicino mare Adriatico in un contesto generale di elevata instabilità atmosferica. Il fronte freddo era transitato addirittura il giorno prima, senza particolari effetti, come si vede dalle mappe elaborate puntigliosamente dal DWD col fronte freddo sadagiato in mattinata di Lunedì 5 settembre sull’arco alpino, quiondi entrando in valpadana si è ondulato creando un piccolo ramo caldo  per poi irrompere andando ad alimentare il ciclone mediterraneo presente nel sud Italia, che per inciso NON ha assunto alcuna caratteristica tropicale, men che meno uragano, come alcuni siti meteobufalari annunciavano.

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Mappa in superficie DWD, 05.09.2016 ore 12 UTC

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Mappa in superficie dWD, 06.09.2016 ore 12 UTC

Partendo dalla medio-alta troposfera, nel pomeriggio del 6 settembre era presente un vasto vortice depressionario (piano isobarico di 500 hPa) con centro principale su Italia centro-meridionale, il quale, nella classica rotazione antioraria del proprio asse nel caso di evoluzione di blocchi meteorologici a bicella, ha introdotto un asse di saccatura in rientro da nord-est associato all’arrivo di masse d’aria alquanto fredda, come evidente nelle due figure seguenti:

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Temperature previste sul piano isobarico di 500 hPa alle ore 15 GMT. Fonte Moloch ISAC-CNR 1,5 km model

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Temperature previste sul piano isobarico di 500 hPa alle ore 18 GMT. Fonte Moloch ISAC-CNR 1,5 km model

Come si può notare nell’arco di 3 ore il vortice ciclonico in quota (cut-off), con perno principale su centro-sud Italia, ruota il proprio asse in senso antiorario introducendo sulla nostra regione una saccatura da est associata all’avvento di un nucleo di aria alquanto fredda proveniente dall’Istria (isoterme di -17/-19°C sul piano isobarico di 500 hPa). Ciò ha determinato un sensibile incremento de gradiente termico verticale stanti elevate temperature nei bassi strati sul comparto emiliano (massime prossime a 30°C o localmente superiori).

Alle dinamiche alle quote superiori si è associato nei bassi strati l’arrivo di un fronte di irruzione di aria fredda proveniente da ENE attraverso alto Adriatico, Veneto e Romagna, come si evince dalla seguente analisi al suolo:

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Analisi al suolo di pressione atmosferica in hPa e vento alle ore 18 locali del 6/9/2016. Fonte: Vera IMGV

L’irruzione di aria fredda proveniente da nord-est è evidenziata dall’aumento della pressione al suolo su alto Adriatico e Friuli (massimo di 1020 hPa su quest’ultimo), con un promontorio che si spinge fino al delta del Po (lettera A in figura sul’isobara di 1018 hPa). Infatti le irruzioni di aria fredda nei bassi strati sono tipicamente accompagnate da un rapido aumento della pressione al suolo (aria più densa), con promontori che si strutturano tra regioni nord-orientali ed alto Adriatico laddove sfociano per prime le masse d’aria fredda dopo aver aggirato la catena alpina.

Nel contempo un relativo minimo barico di 1013 hPa di origine orografica (sottovento alle correnti settentrionali attive in quelle zone) era chiuso su Piemonte occidentale, ed anch’esso ha rivestito un ruolo nel richiamare verso SW l’aria fredda presente sul triveneto ed Adriatico settentrionale.

La linea blu allineata all’isobara 1015 hPa corrisponde all’incirca al fronte di avanzata dell’aria fredda, oramai già oltre il modenese, individuabile attraverso i vettori nella mappa di analisi, con correnti da nord-est che sono andate a confluire (low level boundary) con flussi settentrionali o nord-occidentali attivi più ad ovest. La situazione è classica dell’avvento di sistemi temporaleschi dalla direzione nord-est, i quali tendono ad intensificarsi trovando condizioni nei bassi strati via via più favorevoli a mano a mano che l’aria fredda avanza verso ovest, quantomeno nelle ore pomeridiane.

Anche la distribuzione delle isoallobare evidenzia assai bene l’arrivo di aria più fredda anche nei bassi strati, come mostrato dalla seguente immagine:

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Distribuzione dei campi isoallobarici, pressione in hPa e del vento alle ore 18 locali del 6/9/2016. Fonte: Vera IMGV

In estrema sintesi le isoallobare individuano le linee dei punti della superficie terrestre, oppure a quota prefissata, nei quali si è manifestata, in un dato intervallo di tempo, la stessa variazione di pressione atmosferica. I nuclei isoallobarici sono zone racchiuse da isoallobare.

Isoallobare negative indicano che la pressione è diminuita rispetto alla rilevazione precedente (in questo caso un’ora); positive che la pressione è aumentata. Pertanto aree a valori positivi si trovano di norma in zone interessate da aria più fredda; più calda in caso di valori positivi. La carta riportata sopra mostra campi isoallobarici negativi tra Piemonte e valle Padana centro-occidentale (aree in giallo), e positivi sul resto della pianura padana, Triveneto ed alto Adriatico (aree in azzurro), con una distribuzione tipica del procedere verso ovest o sud-ovest di un fronte di aria fredda.

Altri fattori, specie alla mesoscala, hanno contribuito alla genesi del sistema temporalesco all’origine di forti venti in Emilia, ma per ovvi motivi di spazio ci si è limitati a tratteggiare sommariamente quelli principali.

Lungo il fronte di avanzata dell’aria fredda si sono innescate linee temporalesche (QLCS), dapprima sulle coste del Veneto e ferrarese, ed in seguito esse sono evolute sempre più a sud-ovest.

In tal senso le immagini radar solo eloquenti:

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Immagine radar composito S.P. Capofiume e Gattatico delle ore 16,30 locali del 6/9/2016. Fonte: Arpae

Due sistemi temporaleschi principali (QLCS) si formano sul mare Adriatico ed in seguito abbordano le coste del Veneto (il primo, più settentrionale) e della Romagna (il secondo più a sud). Successivamente avanzano verso sud-ovest con il più intenso che alle 16,30 locali è in azione sulla provincia di Rovigo.

In obbedienza alle tipiche dinamiche legate all’evoluzione dei QLCS le nuove e più intense celle tendono ad innescarsi davanti ed a destra rispetto alla direzione di avanzamento del sistema, ed infatti i nuclei precipitanti più significativi si trovano sulla parte nord-occidentale del sistema veneto.

Alle 16,45 il sistema principale si trova nella parte occidentale della provincia di Ferrara, dopo avere abbordato ed in parte superato il Po, e continua a generare nuove celle davanti ed a destra, come indicato dalla successiva immagine:

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Immagine radar composito S.P. Capofiume e Gattatico delle ore 16,45 locali del 6/9/2016. Fonte: Arpae

Alle ore 17,15 locali il sistema emiliano è sempre assai attivo, incontrando sul suo percorso condizioni ambientali favorevoli, con celle ad elevata riflettività in provincia di Bologna e Modena.

In particolare la cella attiva su modenese, ad ENE di Carpi, appare più intensa, e punta verso sud-ovest, come si evince dalla successiva immagine radar:

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Immagine radar composito S.P. Capofiume e Gattatico delle ore 17,15 locali del 6/9/2016. Fonte: Arpae

Alle 17,30 circa il sistema multicellulare è oramai sulla verticale delle città di Modena e Bologna, con una cella principale più intensa su Modena mentre una seconda trasla immediatamente a nord del capoluogo felsineo. Ad esse si associano intensi rovesci di pioggia, ma soprattutto fortissime raffiche di vento, con la componente legata alle correnti discendenti proprie del temporale (downdraft e/o downburst) che si somma a quella sinottica (venti di bora). Risultano pertanto raffiche di notevole violenza da est-nord-est come già appurato in precedenza.

L’immagine radar delle 17,30 è eloquente:

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Immagine radar composito S.P. Capofiume e Gattatico delle ore 17,30 locali del 6/9/2016. Fonte: Arpae

Alle 17,45 la cella temporalesca principale ha oramai superato Modena e si dirige verso il comparto appenninico della provincia fondendosi con quella bolognese, ma sono entrambe alquanto attive, come mostrato dall’immagine seguente:

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Immagine radar composito S.P. Capofiume e Gattatico delle ore 17,45 locali del 6/9/2016. Fonte: Arpae

Solo dopo aver impattato i rilievi appenninici si osserva un graduale indebolimento del sistema, mentre una seconda ma più debole linea temporalesca attraversa la pianura bolognese e modenese prima delle definitive schiarite.

In tutte le immagini radar consultate non si sono notate strutture tali da poter sospettare la presenza di tornado, ed anzi la conformazione e l’evoluzione del sistema multicellulare sono tipici del verificarsi di forti raffiche di downburst (essenzialmente “wet downburst”, ovvero violente raffiche discendenti associate a forti precipitazioni), con, nel caso specifico, l’aggiungersi della componente di vento sinottica (bora) ad aggravare ulteriormente la situazione.

Anche il radiosondaggio ARPAE  di Bologna S.Pietro Capofiume conferma dalle caratteristiche termodinameniche, dallo shear, dal basso CAPE, dall’odografo e dagli indici di instabilità un ambiente favorevole allo sviluppo di sistemi convettivi di tipo multicella, con movimento delle celle da NE verso SW. Insomma una situazione da manuale di meteorologia sinottica e alla mesoscala.

Radiosondaggio Bologna 16144, elaborazione RAOB

Radiosondaggio Bologna 16144, 06.09-2016 00 UTC elaborazione RAOB con simulazione effetto riscaldamento diurno

Semmai ci fossero poi dubbi, altre conferme provengono dagli andamenti della velocità e direzione del vento e della pressione atmosferica presso l’Osservatorio Geofisico del DIEF UNIMORE, in particolare a fronte del picco di velocità massima che, in città, sarebbe da multa e sospensione della patente per eccesso di velocità, 26 m/s pari a 94 km/h ma in particolare la direzione che non subisce, come nei casi di tromba d’aria, un repentino cambio di direzione ma resta, con una modesta rotazione, dai settori nordorientali e in particolare dalla pressione, che presenta un brusco aumento seguito da lievi ondulazioni, in termini semplici dovute alla caduta e rimbalzo dell’aria fredda e secca del downburst ma non il classico “dente” o caduta repentina che si notava per esempio nei tornado del 2013 e 2014.

Infine, la “smosking gun” nelle immagini della webcam, al momento del passaggio, dove si vede chiaramente la struttura della nube, la schiarita dovuta all’aria fredda e secca, il trasporto di polvere di tipo orizontale, i fractus che arrivano e quindi il muro di pioggia col vento che ulula.

considerazione conclusiva, come chiamare in italiano il downburst? possiamo parlarne noi meteorologici, benvenuto il contributo dei giornalisti e magari anche dell’Accademia della crusca… però, a parte che il termine non è affatto una novità, neoligismi in inglese non mancano in altri settori, fatti propri dai media, dalle persone e anche dalla politica, perfino in leggi, decreti e campagne governative. pensiamo a spread, spending review, welfare, ferlilty day, per non parlare dello smartphone su cui magari ci leggete in un social network usando il wi fi mentre usate una APP di sharing economy per prenotare un bed and breakfast che raggiungerete col car sharing o in volo low cost per andare a fare un happy hour durante il week end.

 

ripasso puntate precedenti

 

a cura di Pierluigi Randi e Luca Lombroso

andrea cucconi campogalliano

Andrea Cucconi da Campogalliano

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Luca Lombroso da Campogalliano

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Luca Lombroso da Campogalliano

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Phill Guidetti