Si dice che la neve “attacca” meglio soltanto quando trova il terreno asciutto: sarà poi sempre vero?

Negli scorsi appuntamenti abbiamo più volte parlato della neve. Talvolta in modo scherzoso con “il lampionismo” talvolta in modo serio con le condizioni che possono determinarne il suo arrivo a quote pianeggianti. In questo articolo affrontiamo un altro luogo comune e cioè le condizioni che ne determinano maggiore o minore rapidità nell’attecchire al suolo e dunque il suo accumulo.

 

Innanzitutto parliamo della neve a fiocchi molto grossi. Questo tipo di precipitazione forte o meno, si verifica a temperature generalmente superiori allo 0° e viene determinata da forti moti verticali alle quote superiori. Per contro quando si verifica una precipitazione con temperatura al di sotto dello 0° i fiocchi non risulteranno mai estremamente grossi di diametro e in caso di forte precipitazione saranno maggiormente fitti tra di loro ma ben difficilmente più grandi.

 

Ma quando ci sono le condizioni per maggiore accumulo? La condizione primaria è l’andamento della temperatura nel luogo ove avviene la precipitazione. Un luogo comune recita che se nevica laddove prima è piovuto il manto nevoso farà fatica ad attecchire, mentre se il suolo è secco il tutto avverrebbe con maggiore rapidità.

 

Ebbene questa considerazione sarebbe valida solo in una circostanza utopistica e cioè che questo “raffronto” tra due nevicate dalla intensità e durata anche uguali tra loro presentino la stessa temperatura all’inizio precipitazione e che essa abbia un andamento stabile o comunque nel suo variare cambi allo stesso modo. Infatti va detto che durante una nevicata la colonnina di mercurio subisce comunque delle variazioni e perciò non risultando stabile cambiano “in corsa” le condizioni per determinare l’accumulo.

 

Una nevicata con temperature superiori allo zero farà sempre molta ma molta più fatica ad attecchire rispetto ad una che si verifichi leggermente al di sotto di tale limite per non parlare poi dei rarissimi casi in pianura e molto più frequenti in montagna in cui la neve possa cadere anche con diversi gradi sotto lo zero. E posso portare alcuni esempi in tal senso:

Abbiamo un ottimo banco di prova con la storica nevicata del 28 febbraio 2004 per gli abitanti della bassa pianura modenese i quali tra alterne vicende, al mattino hanno visto la pioggia anche molto forte prevalere e dunque strade, campagne e ogni cosa assolutamente inzuppata d’acqua. Eppure, quando si è presentata la neve, con la temperatura calata a 0° circa si è accumulata ugualmente con grandissima rapidità e non era solo questione di grande intensità perché se ci fosse stato un grado in più il manto non avrebbe raggiunto neppure la metà di altezza.

Altro esempio invece si può avere con neve caduta a suolo asciutto con condizioni di aria fredda pre-esistente. Temperature basse e dunque il manto attecchisce bene. Poi, magari per un contributo di aria calda nel corso della precipitazione, la temperatura aumenta. Si noti che man mano che la colonnina di mercurio aumenta l’altezza del manto crescerà sempre meno velocemente fino a non crescere praticamente più nonostante continui a nevicare.

Sono tanti gli esempi che si possono fornire, ma direi che il concetto sia chiaro e dunque, quando nevica occhio sempre al termometro.