Come già anticipato dall’attento Andrea Raggini in una nota pubblicata su questo sito, analizziamo sommariamente quanto occorso nel pomeriggio del 25 luglio sulla costa cervese allo scopo di fare chiarezza sui fenomeni effettivamente verificatisi.

Nelle prime ore del pomeriggio del 25 luglio una piccola ed isolata ma intensa cella temporalesca si è formata nell’immediato entroterra cervese, puntando poi rapidamente verso ENE in direzione del litorale ed investendo col proprio nucleo più attivo la località di Pinarella. Essa è nata, come sovente accade in particolari situazioni meteorologiche, in seno ad una linea di convergenza tra venti nei bassi strati orientati da sud-est caldi ed umidi (scirocco) attivi sulla costa, e da sud-ovest più secchi in discesa dall’Appennino (libeccio o garbino).

Si tratta dei temporali cosiddetti da “dry-line” (fronte secco) che sono alquanto comuni sulla nostra regione allorquando si abbia l’arrivo di aria instabile in quota, e che talora possono assumere forte intensità, muovendosi in genere da sud-ovest a nord-est sotto la spinta dei venti appenninici. Naturalmente la presenza di aria più instabile in quota in seno al transito di una debole saccatura atlantica in media troposfera, ha favorito lo sviluppo della cella temporalesca, la quale è rimasta isolata dal momento che solo localmente la convergenza tra le due correnti è rimasta attiva in loco per un tempo sufficiente ad innescare il sistema convettivo e portarlo a maturità.

Alla piccola cella temporalesca si sono associate brevi ma intense precipitazioni, con presenza di grandine, le quali si sono poi velocemente portate sul mare aperto. Nell’immagine successiva è riportata una carta di previsione del vento a 2 m relativa al primo pomeriggio del giorno 25 luglio, ed in essa si nota come la prima citata linea di convergenza di basso livello tra correnti da SE presenti e da SW in arrivo, fosse dislocata lungo la linea di costa:

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Campi di vento previsti a 2 m ore 13,00 UTC del 25-06-2015. Fonte: 3 km ARW model LAMMA

Le frecce gialle indicano il percorso di correnti sciroccali calde, ma soprattutto molto umide, che da SE scorrono lungo l’Adriatico fino ad addentrarsi appena sull’entroterra costiero.

Le frecce rosse indicano altresì correnti più secche in discesa dal comparto appenninico (fohn) e dirette verso la bassa pianura ravennate, stante la chiusura di un relativo minimo depressionario al suolo sul golfo ligure. La convergenza di basso livello spinta dalla dry-line appenninica è andata a localizzarsi lungo la fascia costiera.

La convezione ha avuto inizio alcuni chilometri sull’entroterra ravennate innescando una piccola cella temporalesca, la quale però si è rapidamente intensificata procedendo lungo la costa giacché ha potuto trovare in loco condizioni sempre più favorevoli, con particolare riferimento alla presenza di una massa d’aria molto umida ed instabile, come evidenziato dalla mappa seguente:

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Valori di CAPE in J/kg previsti ore 14,00 UTC del 25-06-2015. Fonte: 3 km ARW model LAMMA

La carta fa riferimento alla previsione dei valori di CAPE (Convective Available Potential Energy) nel pomeriggio del 25 luglio, ed è alquanto indicativa della situazione che per alcune ore ha caratterizzato la fascia costiera: alti valori di CAPE (il CAPE indica la quantità di energia che permette ad una particella d’aria di compiere lavoro contro la forza di gravità, e quindi l’energia disponibile al moto convettivo) si notano sul mare antistante la costa romagnola con valori significativi (>2000 J/kg) in concomitanza al flusso sudorientale molto umido.

Valori decisamente più bassi (700-800 J/kg) sono rilevabili sull’entroterra laddove le correnti sudoccidentali più secche e stabili (fohn appenninico) hanno probabilmente rimosso buona parte dell’energia convettiva disponibile. Questo è uno dei motivi per i quali la piccola cella temporalesca si è rapidamente intensificata una volta abbordata la costa cervese, trovando condizioni assai favorevoli al suo veloce sviluppo.

L’immagine radar di San Pietro Capofiume (BO), elaborata da Arpa-SIMC, mostra molto bene la piccola cella temporalesca che intorno alle 14,00 stava dando i massimi effetti sulla località di Pinarella di Cervia (aree color violetto nell’immagine con pioggia forte e presenza di grandine). Essa si è poi diretta rapidamente verso il mare aperto perdendo di intensità, e nel frame radar successivo era già quasi dissolta.

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Immagine radar SP. Capofiume delle ore 14,00 locali. Fonte: ARPA-SIMC

Alla suddetta cella temporalesca si sono associati, durante il transito sul litorale, forti venti che hanno causato localmente danni materiali e qualche contuso.

Ma si è trattato davvero di una tromba d’aria?

Dai dati a disposizione e dalle immagini pervenute sembra proprio di no, anche se non si può mai escludere la presenza, in seno a forti venti temporaleschi, la presenza di qualche micro vortice ma che nulla ha a che vedere con i tornado. In ogni caso tutti gli indizi portano alla conclusione che si sia trattato di raffiche di downburst e non di tromba d’aria o tornado.

A tale proposito è necessario chiarire alcuni aspetti essenziali, poiché a livello mediatico si fa sovente molta confusione:

1) In italiano si è soliti usare la terminologia “tromba d’aria”; questa non è altro che la traduzione nella nostra lingua della parola tornado e non sta ad indicare in alcun modo un evento diverso o meno intenso. Tornado e tromba d’aria sono quindi assolutamente sinonimi. Ostinarsi a sostenere che in Italia ci sono le trombe d’aria e negli Stati Uniti i tornado, è esercizio privo di qualsiasi logica. Ci sono peraltro diversi tipi di tornado, ma non è questo il contesto idoneo per un approfondimento che sarebbe eccessivamente tecnico.

2) Per parlare di tornado (appurato che è la stessa cosa di tromba d’aria) è necessario verificare visivamente o documentare la presenza di un vortice, che può avere forma ad imbuto, fune o cilindro, parzialmente o completamente condensati fino al suolo, e con una nuvola di detriti visibile nei pressi del suolo. Se non si accerta il moto vorticoso o rotatorio dei venti non si è in presenza di tornado per quanto forti i venti possano essere.

3) Nel nostro paese accade molto spesso che danni causati genericamente da vento durante un temporale vengano erroneamente attribuiti ad una tromba d’aria. Nella stragrande maggioranza dei casi, questi tipi di danno sono in realtà causati da uno specifico evento detto DOWNBURST e non dalla presenza di un tornado. Un downburst è una particolare corrente discendente, estremamente violenta, che dall’interno del temporale arriva ad impattare rapidamente con il suolo diffondendosi sotto forma di intense raffiche lineari, solitamente in concomitanza con le precipitazioni. Nel downburst il vento può raggiungere anche intensità di oltre 100-150 km/h (ma anche oltre), quindi estremamente forti.

4) Tornado e downburst sono espressione di due correnti opposte all’interno del temporale: Il downburst è espressione delle correnti discendenti, mentre il tornado è espressione delle correnti in salita nel temporale. I danni da downburst e da tornado sono peraltro assai diversi tra loro. Le caratteristiche da considerare per distinguere i danni da tornado e da downburst sono:

-Divergenza (downburst) / Convergenza (tornado) dei danni;

-Danni su scala maggiore (downburst) / Danni su un ristretto corridoio (tornado);

-Rotazione talvolta presente su asse orizzontale (downburst)

-Rotazione sempre presente su asse verticale (tornado).

Tipico inoltre dei downburst è trovare pause nei danni che sono dislocati anche in zone apparentemente scollegate tra loro.

(Nota: le considerazioni di cui sopra sono tratte da due esaustive e ben articolate guide sul tema redatte dall’amica Valentina Abinanti, scaricabili qui:

http://www.tornadoseeker.com/foto/tornadodidattica1.pdf 

http://www.tornadoseeker.com/foto/tornado-downburst.pdf)

Pertanto le immagini pervenute dalla spiaggia di Pinarella fanno chiaramente intuire come si tratti in effetti di forti venti di downburst associati alla “cascata” di precipitazioni in discesa dalla cella temporalesca, ben visibili in questa foto:

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Nella immagine sopra si nota la cortina di pioggia (ed in parte anche grandine) di colore scuro che, in seno alla cella temporalesca, si abbatte in direzione del suolo associata a forti venti di downburst che diffondono e ventaglio sotto ed intorno alla base del temporale, sollevando una notevole quantità di sabbia.

Difficile stimare la velocità massima del vento in mancanza di dati effettivi, tuttavia la locale stazione di rilevamento ubicata a Pinarella (Bagno Delfino), ha registrato una raffica massima di 54,7 km/h poco dopo le 14 (grado 7 della scala Beaufort) tranquillamente in grado di spostare lettini e/o far volare ombrelloni sulla spiaggia. Tuttavia, data la natura assai localizzata della cella temporalesca, non è da escludere che nelle aree pienamente interessate dal nucleo più intenso del temporale, le raffiche possano aver raggiunto i 70-80 km/h (grado 9 Beaufort) con danni di entità superiore.

Ma è estremamente improbabile che sia transitato un tornado. Tra l’altro alcune immagini circolate nella serata di ieri sui social network erano chiaramente dei falsi poiché relative ad un vero tornado occorso in Emilia il 3 maggio 2013, e quindi neppure nella zona in oggetto.

P. Randi