Meteostoria: l’alluvione del 1966 a Modena

Situazione generale: la presenza di una “depressione tirrenica piovosa” di forma particolarmente stretta e allungata, con un flusso meridionale sciroccale caldo e umido notevolmente ondulato, sta determinando piogge torrenziali in molte regioni Italiane. Nel contempo l’azione di blocco di un anticiclone presente sui Balcani frena il movimento del complesso sistema perturbato stazionario sulle regioni centro-settentrionali. Ne conseguono piogge alluvionali di portata storica per le nostre zone. Bisognerà attendere ancora 36-48 ore per vedere sbloccarsi la situazione.”

Probabilmente avrei scritto così, a quei tempi, un bollettino meteo, salvo che col “metodo sinottico” in uso allora non si poteva spingersi oltre le 24 ore nella previsione.

Fu una situazione storica, quella del 3-4 novembre, che causò non solo  l’alluvione di Firenze ma anche in molte altre regioni vi furono alluvioni e dissesti, con danni veramente ingenti.. Oltre alla Toscana, fu pesantemente colpito tutto il nordest, Emilia Romagna compresa.

Il CNR IRPI indica in ben 42000 gli sfollati (che oggi chiameremmo “profughi climatici”) di cui ben 800 solo in Emilia Romagna, molti nel modenese, che ebbe ben  37000 ettari allagati dalle alluvioni dei  fiumi Secchia e Panaro.
Eloquenti, a titolo di esempio, i dati di Fellicarolo, nei pressi di Fanano nell’Appennino Modenese:
• 25/10-07/11/1966: 659 mm
• 3-7/11/1966: 428 mm
• 4/11/1966: 205 mm
notevoli le piogge anche a Modena città le piogge, 68.2 mm il giorno 4 oltre ai 18 del giorno 3.

Così, a seguito delle ingenti onde di piena, il fiume Secchia ruppe l’argine in località Villanova di Modena e a Sozzigalli, allagando vaste aree fra Modena, Campogalliano, soliera (compreso il centro storico). il fiume Panaro ruppe l’argine destro presso il ponte di Navicello, l’alluvione coinvolse così anche Nonantola, Bomporto, Castelfranco Emilia e San Cesario sul Panaro. Altre notizie le trovare in questo blog e in una interessante relazione su alluvioni e terremoti nel modenese.

Al di là delle notizie storiche però vorrei focalizzare l’attenzione su un paio di aspetti. La prima è il confronto fra le moderne carte di “reanalisi”, ormai di uso comune sia nei siti meteo che per usi scientifici, rispetto alle carte “vere”, le mappe sinottiche stilate dal meteorologo, come vedete sotto. sembra incredibile, ma il dettaglio e meticolosilità nel tracciato delle isobare non ha uguale nelle moderne reanalisi.

La seconda è sulle condizioni meteoclimatiche di allora e di oggi. fattore determinante fu, come anche nella recente alluvione del gennaio 2014, l’elevata quota dello zero termico. Nonostante ciò, il 3-4 novembre le temperature erano piuttosto basse in pianura, soli 8.6°C di temperatura massima a Modena. era presente infatti (non mostrata) un’isoterma di +5°C a 850 hPa, mentre ora siamo in attesa di una situazione addirittura estiva, con zero termico che si prevede, nel prossimo fine settimana, risalire a oltre 4000 m.

Cosa succederebbe, oggi, con un clima più caldo e un mare più caldo, se una situazione sinottica come quella di allora si dovesse verificare nuovamente? quanta pioggia cadrebbe?

Qualcuno magari dirà “meglio non pensarci”, invece sarebbe meglio prevenire anzichè ricostruire. Allora, molte le zone allagate erano prevalentemente agricole, mentre oggi molte di quelle aree sono pesantemente urbanizzate e questo deve indurre a riflettere e attrezzarsi per convivere con resilienza ai sempre più frequenti fenomeni estremi.

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“cartello meteorologico quotidiano” del servizio Meteorologico A.M. del 4 novembre 1966

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reanalisi NOAA NCEP su grafica wetterzentrale del 4 novembre 1966