È appena terminato il mese di marzo 2017, il quale è stato caratterizzato da una vistosa anomalia positiva di temperatura media (dato medio regionale sulla base della norma climatologica 1971-2000) che ammonta a ben +2,9°C, ponendosi pertanto al primo tra i più miti dal 1950.

Solo su alcune zone del lughese e su riminese le anomalie di temperatura media sono risultate leggermente inferiori non costituendo quindi un primato, ma sul resto della regione, con particolare riferimento ai rilievi e pianure interne, marzo 2017 supera decisamente in mitezza quelli del 1994, 2012 e 2001 che detenevano, a seconda dei casi, il primato.
Il maggiore contributo alla determinazione di siffatte anomalia positive è stato offerto dalle temperature massime, che per tutto il mese, ma in particolare nella terza decade, hanno raggiunto valori tipici di maggio inoltrato, complici terreni asciutti ed aria secca con elevata escursione termica giornaliera.

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Trend di anomalia di temperatura media del mese di marzo in Romagna dal 1950. Fonte: dati stazioni ARPAE ed ASMER

Sempre in merito ai valori termici essi indicano uno scarso numero di giorni con temperature minima inferiori allo zero, con deboli gelate unicamente nei giorni 11 e 13 (e solo assai localmente i giorni 14 e 28) ed essenzialmente tra pianura lughese e faentina, ma con picchi assoluti non inferiori a -1,0/-1,5°C.
Temperature massime alquanto elevate, come già accennato, sono occorse nella terza decade del mese, con valori compresi tra 24 e 26°C nei giorni 29, 30 e 31, i quali comunque non avvicinano i record assoluti di temperatura massima giornaliera, risalenti sulla quasi totalità della Romagna al 29 marzo 2012 quando vennero localmente superati i 28°C.

Per quanto concerne le precipitazioni esse sono state ben al di sotto della norma climatologica su tutto il territorio, con una anomalia negativa percentuale (rispetto alla media del trentennio 1971-2000) di ben il 66% circa (è caduto circa solo un terzo pioggia normalmente attesa in questo mese). Deficit pluviometrici più sensibili lughese, ravennate, cervese e cesenate (fino a -75% di piogge rispetto al clima), mentre più contenuti sono risultati su faentino e forlivese (tra -30 e -45% circa).

Pertanto, dopo una temporanea ripresa delle precipitazioni osservata in febbraio (sebbene con anomalie positive assai modeste), marzo è tornato a mostrare quei caratteri di scarsa piovosità che già avevano caratterizzato i mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017; per cui nel primo trimestre del 2017 l’accumulo di pioggia appare ovunque inferiore alla norma climatologica (1971-2000).

Le precipitazioni sono state particolarmente scarse nella seconda decade del mese, quando praticamente su tutto il territorio non si sono avute piogge significative, mentre nella prima e nella terza decade i pochi episodi piovosi hanno portato accumuli talora trascurabili, prove ne sia che le sole località di Faenza e Forlì hanno superato, e di poco, i 30 mm di pioggia cumulata mensile.

L’origine delle anomalie termiche positive, ma anche di quelle pluviometriche negative, può essere ben individuata dalla carta seguente che mostra le anomalie medie del geopotenziale in medio-alta troposfera nel mese di marzo 2017 sul comparto europeo; è stato preso a riferimento il piano isobarico di 500 hPa (circa 5500 m di quota):

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Carta di anomalia di geopotenziale in m sul piano isobarico di 500 hPa marzo 2017. Fonte: Reanalisi NCEP/NCAR

In essa si notano campi di geopotenziale assai superiori alla norma (fino a 70 m di anomalia) su Europa centrale e meridionale con “core” tra Germania, Francia orientale e nord Italia; il che indica l’ostinata organizzazione di vasti campi di alta pressione con circolazione di aria calda e secca di estrazione sub-tropicale.

Alte pressioni di questo tipo, non esattamente consone al periodo stagionale, determinano anche forti moti subsidenti (diretti dall’alto verso il basso) con l’aria che si riscalda ulteriormente per compressione adiabatica avvitandosi in senso orario verso il suolo. Ecco perché situazioni di questo tipo, alquanto “bloccate” sono all’origine di lunghi periodi anormalmente caldi e con scarse precipitazioni.

Praticamente assenti, o comunque molto scarse, le precipitazioni nevose sui rilievi, occorse solo in forma sporadica, con breve durata, ed a quote molto elevate per il periodo. Ovviamente assenti le nevicate in pianura, così come scarsa è stata l’attività temporalesca.

Marzo 2017 che viene pertanto archiviato come il più caldo perlomeno dal dopoguerra, e con precipitazioni assai scarse.