All’origine della storica ondata di freddo vi fu, alla fine di dicembre, uno “stratwarmimg” molto accentuato, che fece crescere la temperatura stratosferica di circa 70 °C in pochi giorni, ciò determinò la formazione di un potentissimo anticiclone artico troposferico che spinse aria gelida verso l’Europa e il Mediterraneo, nel corso del successivo mese di gennaio.
1985 1Le prime due decadi del mese furono infatti caratterizzate da freddo intensissimo e da nevicate tanto abbondanti da avere pochi precedenti nelle vicende climatiche della Valle padana.

La lunga permanenza di una configurazione depressionaria in quota sull’Europa Centrale, mentre l’anticiclone atlantico si protendeva molto verso nord; permise,per molti giorni, la discesa di aria di recente origine artica fino a latitudini insolitamente meridionali.

Tra il 4 e il 5 il primo fronte, nella sua veloce discesa da nord, interessò le nostre regioni con tormente di neve che si mostrarono particolarmente intense sulle regioni orientali, abbondanti rovesci di neve investirono il ferrarese e la Romagna, depositando tra i 20 e i 35 cm di neve, con fenomeni temporaleschi e forte vento che toccò i 115 Km/h a Marina di Ravenna e 94 Km/h a Rimini.
Nell’immagine sopra la situazione alle ore 0.00 del 5 gennaio: prima irruzione artica, coinvolto soprattutto l’Adriatico e le regioni orientali.

Nei giorni successivi, col ritorno del tempo anticiclonico, le temperature precipitarono ovunque su livelli estremamente bassi.1985 2

Il giorno 8, un nuovo impulso di aria artica, dopo aver interessato le Isole Britanniche, raggiunse il Mediterraneo innescando una circolazione depressionaria, nella quale confluirono correnti meridionali, calde e umide, con aria molto fredda proveniente dall’Europa Orientale. Riprese a nevicare sul Nord Italia e particolarmente, in Emilia Romagna dove si segnalarono precipitazioni nevose tra i 20 e i 40 cm, sia nella pianura interna, che nelle zone costiere.
Nell’immagine a sinistra la situazione dell’8 gennaio: seconda irruzione, l’aria artica si getta sul Mediterraneo
occidentale attraverso la Francia, si attiva un richiamo caldo in quota lungo l’Adriatico. Nell’immagine a destra
la situazione del 9 Gennaio: il fronte ruota, facendo perno sull’Italia centrale.

In Romagna le nevicate si protrassero fino alla notte tra il 9 e il 10, accumulando altri 20-40 cm con forte bora
che, a Marina di Ravenna, toccò i 120 Km/h.

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I valori termici furono estremamente bassi, nonostante i
fenomeni nevosi in atto.
Nei giorni seguenti si rafforzò l’anticiclone, che dalla
Inghilterra e dall’Atlantico settentrionale s i spinse fino alle
nostre regioni; il tempo migliorò, ma l’ aria artica portò le
temperature a livelli da primato, complice l’albedo prodotta
dalla copertura nevosa, soprattutto nelle aree soggette a
d inversione termica, come la bassa pianura, dove il termo-
metro discese oltre -25 C°.
Il 14 gennaio, un nuovo impulso di aria artica, da nord est,
transitò a nord dell’arco alpino, raggiun se il bacino occidentale del Mediterraneo e successivamente l’Algeria,
si formò una profonda depressione centrata da prima sul Golfo Ligure, che poi si spostò, intensificandosi,
verso la Libia, coinvolgendo tutto il bacino centrale del Mediterraneo con intense correnti meridionali.

Nell’immagine sopra a sinistra la situazione del 14 gennaio: terza irruzione, l’aria artica si riversa sul
Mediterraneo più a Ovest, verso la Penisola Iberica…. ed a destra quella del 15 Gennaio.

Contrariamente alle situazioni depressionarie precedenti, abbastanza evolutive, questa volta, un robusto
anticiclone ostacolò per molte ore il movimento verso est del sistema depressionario, aria calda e umida affluì
massicciamente sull’Italia fino al giorno 17, determinando tempo fortemente perturbato, per quattro giorni, su
tutte le regioni.
1985 4Nevicò molto intensamente su quasi tutto il Nord Italia, il
fenomeno interessò particolarmente la Lombardia e il
Piemonte che finoa quel momento erano state risparmiate.
A Milano nevicò intensamente fino al 16 coprendo la città
con circa 70 cm di neve.

Nell’ immagine a sinistra la situazione al 16 gennaio:
l’anticiclone russo si rafforza verso Sud, bloccando la
marcia della depressione, si intensifica lo scirocco. Nella
immagine a destra la situazione al 17 gennaio: la perturbazione si attenua al Nord e si rinvigorisce al Sud,
ma comincia a muoversi verso levante.

Le perduranti correnti sciroccali portarono ad un rapido rialzo termico e all’assottigliamento del cuscino d’aria
fredda, con graduale trasformazione delle precipitazioni nevose in pioggia sulla Valpadana centro orientale,

mentre sull’ Emilia e sulla Lombardia occidentale per tutto il periodo, la neve concesse solo pause di poche
ore,il rialzo termico coincise anzi con una intensificazione dei fenomeni nevosi; si accumulò così, anche nelle
zone di pianura, già abbondantemente innevate, un inusuale quantitativo di neve fresca.

Secondo i dati disponibili, l’altezza massima del manto nevoso in pianura superò, i 100 cm a Nord di Milano, i
70 cm nell’area pedemontana emiliana e romagnola, i 60 cm sulla bassa pianura emiliana e la Lombardia
orientale, i 50 cm nel Polesine e zone pedemontane venete; valori decisamente inferiori sul litorale veneto e
tra Verona e il Lago di

Garda, dove la fase più intensa di maltempo, tra il 15 e il 16, coincise con la trasformazione in piog
gia della precipitazione; anche in Romagna, il massimo innevamento si ebbe tra il 10 e il 13 gennaio, poi la neve cedette il passo alla pioggia.
Articolo Marco Pifferetti