Il Blizzard di Santa Lucia del 13 Dicembre 2001: Neve, fulmini e Bora a 100 km/h!

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Erano ben altri tempi quelli in cui il 13 Dicembre 2001 la regione fu spazzata da forti venti ed aria gelida con tormente di neve. Riportiamo il racconto di quella storica giornata tratto dal libro “I grandi inverni dal 188o in Romagna e province di Bologna e Ferrara” di Pierluigi Randi e Roberto Ghiselli.

La tempesta di neve del dicembre 2001, per quanto breve, lasciò il segno in diverse aree della regione, essenzialmente per i fenomeni a carattere di rovescio temporalesco ( con attività elettrica) e venti molto forti di Bora ( oltre 100 km/h sulla costa).

Il mese di Dicembre 2001 fu alquanto freddo a partire dal giorno 7 allorquando lo sviluppo di un vasto anticiclone a tutte le quote su Europa centro settentrionale fece affluire sulla nostra penisola masse d’aria fredda e secca di origine polare continentale, le quali interessarono in particolare il versante adriatico e le regioni meridionali, laddove si ebbe un primo calo termico.

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Fig. 5.2 Temperatura in °C ad 850 hPa ore 00 GMT del 9 dicembre1879. Tratta dal libro ” I grandi Inverni Dal 1880 In Romagna e provincie di Bologna e Ferrara

La situazione rimase invariata fino al giorno 12, quando una ulteriore pulsazione verso le latitudini artiche europee da parte dell’anticiclone, con isolamento di un massimo chiuso su Mare di Norvegia, favori la retrogressione in quota di un vortice di aria artica continentale, staccatosi già il giorno 8 dal comparto siberiano, su Russia continentale.

Il giorno 13, persistendo la medesima configurazione di alta pressione a latitudini elevate, il vortice artico in quota (goccia fredda in sostanza) continuo’ a muoversi verso ovest (effetto tunnel), determinando una struttura di blocco meteorologico a bicella (o rex block), e puntando verso il centro Europa ed arco alpino.

Alle ore 19 locali del giorno 13 il vortice freddo di origine artica continentale in quota (circa 5200 m) si porto’, provenendo da ENE, su alto Adriatico e Triveneto proseguendo poi la sua corsa verso W, mentre su Europa occidentale e settentrionale rimase attivo un vasto promontorio anticiclonico all’origine della retrogradazione della goccia fredda.

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Foto Luca Lombroso, Modena

Ad essa furono associate correnti cicloniche da NW che si disposero in seguito da SWW ed infine da SE, apportando masse d’aria molto fredda ed instabile, favorevoli all’innesco di precipitazioni convettive (rovesci temporaleschi), All’interno del nocciolo artico si ebbero temperature di circa -41.0°C alla quota di circa 5200 m, valore molto basso anche in relazione al periodo (inizio dell’inverno meteorologico). Sul nostro territorio infatti si manifestarono temporali sparsi, talora anche di forte intensità, che dal ferrarese e fascia costiera si propagarono, tra il pomeriggio e la serata, verso il resto della regione, accompagnati da forti venti di Bora.

Le temperature nei bassi strati subirono poi un brusco calo all’entrata da ENE del vortice freddo in quota. Isoterme molto basse, dell’ordine di -18°C si addossarono all’arco alpino centrorientale mentre valori di -15°C interessarono le Alpi dinariche. E così sulla nostra regione agì l’isoterma -10°C che occupo le regioni nordorientali fino al ravennate; tali valori consentirono il verificarsi di nevicate anche in pianura e lungo le coste, sovente di tipo temporalesco.

Solo su riminese, dopo una prima fase con precipitazioni nevose, si ebbe la trasformazione in pioggia o pioggia mista neve per il rapido allontanamento verso ovest del nocciolo artico associato ai valori termici più bassi, mentre a bassa quota le masse d’aria, considerando il loro transito sulla superficie marina (bora), non presentarono temperature sufficienti per mantenere i fenomeni a carattere nevoso.
La natura essenzialmente temporalesca dei fenomeni portò ad accumuli al suolo estremamente variabili, oscillanti in regione tra pochi cm o addirittura assenza di copertura al suolo (ferrarese) a 20 cm ed oltre in diverse aree regionali.

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Grazie a questa mappa di Marco Pifferetti possiamo notare come le aree più colpite in Emilia furono quelle tra Reggio Emilia, Modena e Bologna che accumularono anche oltre 15 cm di Neve, in Romagna furono le zone tra Imola, Faenza e Forlì con oltre 20 cm di neve le più colpite.

Nel pomeriggio del 13 Dicembre 2001 Triveneto e Romagna erano sotto precipitazioni sparse a prevalente carattere di rovescio che, associate a venti molto forti da ENE, produssero scenari tipici del blizzard con scaccianeve al suolo (sollevamento della neve causa raffiche di vento). Nella giornata del 14 Dicembre il vortice depressionario si trovava già su Francia occidentale mentre al suolo insisteva un minimo depressionario tra Corsica e Sardegna che mantenne condizioni di moderata instabilità e nuove nevicate.

Nei giorni seguenti si mantenne una situazione generale favorevole al persistere di afflussi di aria fredda e secca dai quadranti nordorientali, con temperature assai basse, specialmente nei valori minimi, ma essenzialmente assenza dei fenomeni.

I giorni 17, 18 e 19 furono i più freddi con picchi di -9°C a Forlì, -7°C a Ferrara e Cesenatico, -5°C a Rimini e punte di -11°C in Appennino. A Firenzuola (FI) si toccarono i -16°C il giorno 18 mentre a Lavezzola (RA) ed Alfonsine (RA) toccarono rispettivamente i +12.3°C il giorno 28 e -11.7°C il giorno 19 dicembre.

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Neve a Forlì il 13 Dicembre

A Modena, si legge sul libro “L’osservatorio di Modena: 180 anni di misure meteoclimatiche” di Luca Lombroso e Salvatore Quattrocchi, il cielo il 13 Dicembre era sereno fino al primo pomeriggio quando poi le nuvole arrivarono ed alle 16.45 la bufera di neve ebbe inizio con vento a 50 km/h! Alle ore 19 le raffiche raggiunsero i 70 km/h. Una nevicata non abbondante (circa 10 cm in città) ma di certo rara per le nostre città abituate a nevicate con ventilazione debole.

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