In più di una occasione abbiamo rimarcato il fatto che le estati mediterranee stanno diventando sempre più calde e durature, così come le ondate di caldo tendono a divenire sempre più severe e frequenti, del resto i dati lo dimostrano inequivocabilmente, per cui non ci soffermeremo su un aspetto legato al climate change più volte affrontato.

Tuttavia l’ondata di caldo occorsa in agosto 2017, ancora in corso sebbene in via di esaurimento, ha mostrato, nel periodo 1-6 agosto, carattere di assoluta severità, riscrivendo in parte la storia meteorologica della Romagna, almeno fino a quando non arriverà un evento ancora più intenso (perché arriverà, non sappiamo quando, ma il trend in tal senso è molto bene delineato).

Nel corso del nuovo millennio si sono avute molte onde di calore estivo di notevole intensità; per quanto concerne il mese di agosto molti ricordano quella del 2003, ma non dobbiamo scordare quelle del 2000, 2008, 2009, 2011, 2012 e 2013, meno durature ma anch’esse di primo livello.

Ma l’ondata dell’agosto 2017, principalmente nella fase 1-6, ha stabilito nuovi primati termici su una buona fetta di Romagna, superando, quantomeno sul piano dell’intensità, quelle precedenti. A tale scopo si riporta qualche dato in merito.

In primo luogo analizziamo brevemente le caratteristiche di questa invasione di aria sub-tropicale, la quale fin da subito lasciava presagire il raggiungimento di temperature eccezionalmente elevate. A causa di un modello di circolazione che oramai ricorre assai frequentemente nella stagione estiva, caratterizzato da anomalie negative di geopotenziale in quota su nord Atlantico ed altresì positive su Europa meridionale ed area Mediterranea (EA+ pattern) la cui dislocazione chiama in causa anche il riscaldamento globale (ma si approfondirà il tema in altra occasione), si hanno sempre più frequenti invasioni di aria molto calda sub-tropicale, una delle quali, la quinta di questa caldissima estate 2017, ha raggiunto la nostra penisola da SW intorno al primo agosto.

La temperatura in libera atmosfera già il giorno 2 ha raggiunto il picco massimo, con un valore sul piano isobarico di 850 hPa di ben 25.2°C alle ore 00 GMT (radiosondaggio di San Pietro Capofiume, BO). E qui cade subito il primo record: infatti da quando vengono effettuati i radiosondaggi (1989) si tratta della temperatura più alta mai registrata, la quale soppianta il precedente limite di 24.8°C raggiunto l’8 agosto 2013.

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Stralcio del radiosondaggio ore 00 GMT del 02 agosto 2017. Fonte: http://weather.uwyo.edu

Evidenziata la stringa dei valori rilevati sul livello isobarico di 850 hPa (in questo caso corrispondente ad un’altezza di 1591 metri) con il valore di 25.2°C.

Peraltro l’imponenza dell’avvezione calda in atto, e che avrebbe imperversato per almeno 5-6 giorni, è ben evidente in questa mappa di previsione del LAM Moloch 1.25 km CNR-ISAC del giorno 1, la quale per le ore 00 GMT del 2 agosto (concomitante al radiosondaggio) mostra l’invasione sub-tropicale sul piano isobarico di 850 hPa:

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Previsione temperatura livello isobarico di 850 hPa ore 00 GMT del 2 agosto 2017. Fonte: archivio Moloch 1.25 km CNR-ISAC

Da notare l’isoterma 28°C che abborda la Sardegna, mentre il centro Italia e l’Emilia Romagna vengono “sorvolati” da isoterme comprese tra 24 e 26°C (come puntualmente verificatosi), a sottolineare l’ingresso di una massa d’aria che potremmo definire “estrema” sotto il profilo termico, quantomeno alle nostre latitudini, ed assai simile a quella occorsa nel luglio 1983 (ma allora ancora non si effettuava il radiosondaggio a SP. Capofiume), anche se in quella circostanza non è da escludere che si siano raggiunti, ad 850 hPa, valori anche di poco superiori.

In conseguenza di ciò, aggiungendo la presenza di suoli estremamente secchi a causa delle scarse precipitazioni occorse da inizio anno (caratteristica che accomunò anche le ondate del 2003, 2009, 2011 e 2012), sono state raggiunte temperature elevatissime, con particolare riferimento alle zone collinari e di pianura interna, laddove o sono intervenuti flussi catabatici di origine orografica (fohn appenninico), es. aree di collina, oppure il tipico PBL diurno estivo è stato demolito dall’avvezione calda in scorrimento alle quote superiori, es. pianura interna. Infatti in queste circostanze nelle zone pianeggianti viene ad instaurarsi una piccola inversione termica che caratterizza lo strato limite planetario (PBL), con strato più umido ma meno caldo nei livelli più bassi e fino a suolo, cui corrisponde aria secca ma più calda negli strati superiori. Se l’inversione termica viene “rotta” le temperature possono salire vertiginosamente, come poi si è verificato.

I valori massimi assoluti sono stati toccati quasi ovunque nel pomeriggio del 4 agosto, una giornata che si può definire infernale, come evidenziato dalla tabella seguente, nella quale sono state considerate tutte le località della Romagna che abbiamo toccato o superato i 40°C:

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Temperature massime assolute in °C raggiunte durante l’ondata di caldo dell’1-6 agosto 2017. Fonte: stazioni ARPAE ed ASMER

Occorre precisare che il raggiungimento di temperature massime uguali o superiori a 40°C rappresenta una soglia che molto raramente è stata oltrepassata nella nostra storia meteorologica (peraltro in prevalenza in tempi recenti), ed il fatto che la soglia stessa sia stata superata in ben 26 località romagnole rappresenta una circostanza senza precedenti.

Da notare il picco di 43.0°C a Forlì AM, il più alto in assoluto e che ha sortito qualche dubbio sulla veridicità del dato, tuttavia se consideriamo l’andamento orario di temperatura, umidità relativa, direzione del vento, si evince che esso può essere compatibile con la situazione atmosferica venutasi a creare in loco, come indicato dalla seguente tabella:

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Andamento orario dei parametri meteorologici stazione di Forlì AM del 4 agosto 2017. Fonte Meteociel

Da notare come fino alle 12 GMT circa la temperatura, benché molto alta, si mantenga sotto i 40°C con venti deboli settentrionali ed umidità relativa superiore al 20%. Tra le 14 e le 15 GMT si nota un rinforzo del vento con rotazione a SW (fohn appenninico) ed umidità relativa che scende sotto il 20% (aria ancora più secca); ciò comporta un ulteriore aumento della temperatura dell’aria che tocca i 43°C, anche se approssimati al grado alle 14 GMT, per poi ridiscendere successivamente sotto i 40°C con il ripristino di correnti settentrionali gradualmente più umide (flussi inerenti il PBL). Non è da escludere una leggera sovrastima, ma in ogni caso valori sui 42°C sono più che compatibili con le condizioni createsi.

Sulla pianura ravennate il picco di temperatura massima assoluta è stato registrato a Bagnacavallo, con ben 42.3°C il giorno 4, ma spiccano anche i 41.8°C di Reda, frazione del faentino, ed i 41.7°C di Cotignola.

L’intensa avvezione di aria calda, peraltro occorsa nel periodo climatologicamente più caldo dell’anno) si è fatta sentire anche in collina; infatti spiccano i valori massimi assoluti di 42.5°C di Brisighella (162 mslm) il giorno 4; i 41.4°C di San Cassiano (234 mslm) il giorno 3; i 41.0°C di Modigliana (ben 556 mslsm) il giorno 2; i 40.8°C di Cusercoli (330 mslsm) il giorno 4; i 42.4°C di Carpineta (118 mslm) il giorno 4; i 40.2°C di Meldola (250 mslm) sempre il 4, ed i 40.1°C di Montescudo (215 mslm) il giorno 4.

Insomma anche in collina il periodo tra il 2 ed il 4 agosto è da ritenersi a tutti gli effetti “epocale“, dal momento che mai si erano raggiunte temperature così elevate. Peraltro proprio le zone collinari sottoposte maggiormente all’azione avvettiva ed in assenza di inversione termica notturna hanno sperimentato temperature minime superiori a 30°C nello stesso periodo (es. Roncofreddo provincia FC).

In virtù di ciò molti record di temperatura massima assoluta sono caduti, come dimostrato dalla seguente tabella:

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Temperature massime assolute record in °C raggiunte nell’ondata di caldo dell’1-6 agosto 2017. Fonte: dati stazioni ARPAE ed Annali idrologici

Nelle località riportate in tabella, aventi una serie storica sufficientemente profonda, sono stati superati i precedenti record di temperatura massima assoluta tra cui Alfonsine (serie storica che parte dal 1896); Faenza Osservatorio Torricelli, Brisighella, San Cassiano, Forlì, sia Aeronautica Militare che urbana, tutte con archivio dati almeno trentennale. Inutile sottolineare come i precedenti record, in genere appartenenti alle ondate di caldo di luglio 1983, agosto 2003, luglio 2007, agosto 2011, agosto 2012, agosto 2013, sono stati superati, e talora nemmeno di poco (es. Forlì, Bagnacavallo, San Pietro in Vincoli, Brisighella, Morciano).

Per meglio rendere l’idea di cosa abbai rappresentato sotto il profilo meteo-climatologico l’ondata di caldo di agosto 2017, eseguiamo un raffronto con il corrispondente picco di intensità del caldo nell’agosto 2003, occorso tra il 5 e l’11, in riferimento alla temperatura media (in questo caso semisomma di temperatura minime e massima). Alcuni dati sono riportati di seguito:

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Raffronto temperatura media in *C tra 1-6 agosto 2017 e 5-11 agosto 2003. Fonte: dati Annali Idrologici, stazioni ARPAE ed Oss. Torricelli Faenza

Occorre premettere che l’ondata di caldo di agosto 2003 fu lunghissima ed interessò quasi l’intero mese, tuttavia se consideriamo il picco di intensità della durata di almeno 6 giorni, l’ondata del 2017 regge ampiamente il confronto ed anzi supera quella del 2003 a causa di valori minimi assai più elevati rispetto ad allora. Infatti il periodo 1-6 agosto 2017 appare più caldo con scarti di temperatura media rispetto al 5-11 agosto 2003 di +1°C circa su pianura ravennate, ma anche fino a 4-5°C sulla media collina (Modigliana a 556 mslm), a conferma del fatto che l’onda di calore del 2017 è stata particolarmente severa sui rilievi romagnoli, un po’ come accadde nel luglio 1983, anche se allora si ebbero temperature inferiori rispetto all’agosto 2017.

Rimanendo in tema di temperatura media, analizziamo per sommi capi le anomalie termiche che hanno caratterizzato i primi 6 giorni di agosto 2017:

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Anomalie di temperatura media in °C 1-6 agosto 2017 rispetto alla norma 1971-2000. Fonte: stazioni ARPAE ed Annali Idrologici

In quadro delle anomalie termiche su base decadica non necessita di particolari commenti poiché i dati parlano da soli: anomalie di 5°C circa nella migliore delle ipotesi (pianura ravennate); sui 6°C circa su entroterra riminese, per finire a scarti di oltre 7°C sulla fascia collinare forlivese-cesenate. Da notare come le temperature medie osservate su questo ultimo comparto (valori sopra i 30°C) sarebbero all’incirca coincidenti, anzi ugualmente superiori, a quelle massime attese per la prima decade di agosto; aspetto, quest’ultimo, che ha quasi del paradossale.

Molti altri indicatori deporrebbero per classificare l’onda di calore di agosto 2017 come di “rara severità” o “estrema“, ma ci fermiamo qui, ribadendo che alcuni aspetti termici manifestatisi rappresentano una assoluta novità per il nostro territorio (ad ulteriore esempio: massime oltre 40°C ma con temperature di rugiada prossime a 20°C, quando in precedenza gli stessi valori occorsero con dew point inferiori a 15°C, quindi con aria più secca).

Infine si allega il grafico di una stazione meccanica ARPAE ubicata ad Alfonsine (RA), con il diagramma del termografo in dotazione che mostra un tracciato della temperatura “fuori scala” il giorno 4 agosto (41.2°C). Il climate change probabilmente ci costringerà, tra le altre cose, a dotarci di diagrammi per strumenti meccanici diversi. O forse più semplicemente ad affidarci a soli sensori elettronici, anche se i nostalgici forse soffriranno un poco.

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Diagramma termografico di Alfonsine (RA) 2-5 agosto 2017. Fonte: archivio P. Randi